Politica

Sergio Marchionne va da Montezemolo Passera no, ecco perché

Zuppa di Porro / Passera come Montezemolo giocano una partita in concorrenza tra loro per la successione a Monti

Sergio Marchionne  va da Montezemolo  Passera no, ecco perché

Certo con tutte le cose che Sergio Marchionne ha da fare, è difficile immaginarselo là in prima fila ad ascoltare i relatori di un convegno parapolitico. E invece è proprio ciò che è avvenuto ieri a Torino. Con barba di ordinanza si è seduto comodo al convegno di Italia Futura, il movimento di Luca Cordero di Montezemolo. Poi ha parlato e ne ha dette di tutti i colori. Resta la foto di Torino che ritrae Montezemolo-Marchionne e il suo inevitabile effetto nei giochi della politica che si stanno muovendo in queste ore. Italia Futura non è un semplice think tank culturale: è una spessa rete organizzata sul territorio. Lì pronta per fare il balzo alle prossime elezioni. E questo anche un bambino, non c’è bisogno di essere il numero uno della Fiat, lo intuisce. Marchionne era a Torino a omaggiare un amico, certo. Ma anche a rendere sempre più credibile la costruzione di quello che appare un ben organizzato comitato elettorale.

Per uno scatto a Torino c’è n’è un altro che si straccia a Milano. Altro che foto di Vasto, quella che ritrae Bersani-Vendola-Di Pietro. La vera foto che è finita nel cestino è quella di Ca’de Sass. I lettori della Zuppa si ricorderanno del 25 luglio. Non quello vero. Ma quello che si è svolto nella sede di Banca Intesa l’anno scorso: un parterre de roi si ritrovò ad ascoltare Romano Prodi. C’erano l’allora professore Monti, l’allora consigliere delegato di banca Intesa, Corrado Passera, l’ingegner Carlo De Benedetti e il presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli. Pochi mesi prima della nomina governativa di Monti e Passera, a Ca’de Sass si suggellò, almeno visivamente, il grande accordo per la successione a Silvio Berlusconi. Da quella foto è stato espunto Passera.
Sia Bazoli sia De Benedetti non perdono occasione per tirare frecciate al curaro indirizzate al ministro per lo Sviluppo economico. Questa settimana è stato il turno del professore bresciano che per stile e attitudine non è certo un uomo di molte parole. Passera dice che le banche sono tirchiette nel concedere prestiti e Bazoli risponde: «Non ci sentiamo responsabili di questo credit crunch come dimostrano i numeri. So bene che in questo momento l’impopolarità delle banche è giunta a un punto estremo e a mio avviso ingiustificato». Per due banchieri che sono stati alla guida della prima banca italiana fianco a fianco per anni, trattasi di qualche cosa di più che una semplice divergenza di vedute.

Diverso lo stile dell’ingegner De Benedetti, che come si dice a Roma, «non le manda a dire». In una recente intervista realizzata da Giulia Innocenzi per il programma Servizio Pubblico di Michele Santoro si è ben compresa l’insofferenza dell’ex proprietario della Olivetti per il suo ex delfino. La cosa più garbata che ha insinuato è lo «stile democristiano» del suo ex dipendente. Ieri il sito Dagospia immaginava un conflitto di interessi tra i due su questioni riguardanti le energie rinnovabili. In realtà la Sorgenia (società elettrica del gruppo) da tempo ha venduto ai fondi tutte le attività nel settore e ciò che le resta (il fotovoltaico per il residenziale) non verrà toccato dal nuovo conto energia (cioè dagli aiuti di Stato).

Il gossip romano non fa invece che parlare della lite tra l’Ingegnere e la giovane e affascinante Jakaranda Falck erede Caracciolo, per un acquisto contestato della casa del padre a due passi dal Testaccio a Roma (casa peraltro finita in proprietà all’Espresso). E dell’advisory (come si direbbe per le cose serie) prestata in amicizia proprio da Passera a Jakaranda per la complicata successione Caracciolo. La zuppa può essere leggera, ma certo non può credere che una foto importante come quella di Ca’ de Sass possa andare a farsi benedire, per il controllo di una casa con torretta, per quanto bella essa sia.

Resta il fatto che Passera sembra essere un po’ più isolato da quel mondo di riferimento da cui proviene. È evidente che il ministro dello Sviluppo abbia voltato pagina. Anche se utilizza il suo bagaglio di conoscenze alla grande. La trattativa Alcoa (che avrebbe creato un vuoto di occupazione in Sardegna) si sarebbe sbloccata proprio grazie ai rapporti maturati nella sua precedente vita.
Passera come Montezemolo giocano (o si ritiene che giochino, il che è paradossalmente anche peggio) una partita in concorrenza tra loro per la successione a Monti. E tanto basta per agitare un bel po’ di gente incredula che i due siano diventati «grandi abbastanza» per far da soli.

Ps. Cesare Geronzi viene considerato, da un certo mondo romano, un candidato ideale per la presidenza dello Ior. Peccato che quel posto oggi sia occupato da Ettore Gotti Tedeschi.

Si annunciano scintille vaticane.

Commenti