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Servizio civile, Calabria pigliatutto E non restano volontari per il Nord

Un pugno di case arroccate sulle montagne della Calabria. Panettieri è un soffio con trecentocinquanta abitanti. Un puntino quasi invisibile sulla carta geografica, ma anche una delle capitali del servizio civile italiano. Può sembrare incredibile, ma il 1° novembre qui arriverà un battaglione di trenta giovani. Pagati regolarmente 434 euro al mese per seguire i 76 anziani di età superiore ai 65 anni. L’Italia a due velocità è anche questa: ci sono zone intere del Paese dove i ragazzi selezionati da Roma si vedono col contagocce, altre dove abbondano. Dunque, a Panettieri il rapporto fra assistenti e assistiti è quasi personalizzato. Di uno a due. Inimmaginabile. Fuori da ogni parametro. Fiction. Naturalmente, a spese dello Stato. E ci sono altri due comuni calabresi dove la stessa associazione, Futura, piazzerà altri sessanta volontari: trenta a Conflenti e altrettanti a Falerna che hanno rispettivamente 1.515 e 3.943 abitanti. Calcolando un costo di almeno cinquemila euro per giovane si arriva a quasi mezzo milione l’anno per aiutare pochi signori con i capelli bianchi.
Attenzione: il progetto, approvato con tutti i sacri crismi dall’Ufficio nazionale per il servizio civile, parla esplicitamente di «lotta all’emarginazione e all’isolamento sociale di anziani autosufficienti». Sì, avete letto bene, questa invasione di volontari avrà come obiettivo quello di dare una mano a chi già sta bene. Cammina con le proprie gambe. Vive una vita normale o abbastanza normale. Gli altri, i non autosufficienti, quelli inchiodati in un letto, o flagellati da gravi malattie, sono tagliati fuori. Quasi cento volontari allieteranno le giornate della terza età.
Esagerazioni? «No - risponde il vicesindaco di Panettieri Salvatore Parrotta - deve tener presente che questi sono comuni spopolati, dove gli anziani sono rimasti soli. E allora i giovani che arriveranno in autunno, cercheranno di accompagnarli nella loro routine quotidiana: la farmacia, la posta, la spesa, portare la legna in casa quando c’è la neve». In pratica i ragazzi saranno un po’ un incrocio fra la dama di compagnia e la badante, ma non dovranno caricarsi sulle spalle le mansioni più pesanti come lavare gli anziani, vestirli, sorvegliarli nella notte. Il loro sarà un compito soft. E allora nasce una domanda: come mai tutte queste forze per un segmento così circoscritto della popolazione e per bisogni così contenuti se non nebulosi?
Quesiti che rimbalzano da un capo all’altro del Paese. Angela Messina, dei servizi sociali del comune di Stezzano, un centro di dodicimila abitanti alle porte di Bergamo, tenta un paragone: «Qui avevamo fino a un paio di anni fa dieci-dodici volontari che naturalmente si occupavano di tutti i bisogni. Uno lavorava con i disabili, due con i bambini al parco giochi, tre in biblioteca, uno con gli anziani. Dunque, avevamo un rapporto di uno a mille che io considero buono se non ottimale». Uno a mille, non uno a due come Panettieri, ma poi il meccanismo è saltato: «L’anno scorso siamo scesi a un volontario di numero, perché Roma ci ha bocciato tutti gli altri progetti, e quest’anno siamo a zero. Zero assoluto. Una desolazione. E la stessa situazione si ripete in molti comuni vicini». In Calabria, invece, i giovani in coda nel negozio di alimentari o dietro il bancone della farmacia.
Com’è possibile? Claudio Di Blasi, del Mosaico, un ente cui fanno riferimento centocinquanta associazioni di tutta Italia, dà i numeri di questa Caporetto: «Nel 2007 Roma aveva approvato tutti i nostri progetti e ci aveva garantito trecento volontari: l’anno scorso eravamo già scesi a centotredici, quest’anno a zero. Nulla di nulla. Tutto finito».
Torna il rebus dell’Italia spaccata dal servizio civile. Un volontario su tre, come ha scritto nei giorni scorsi il Giornale, lavora in Campania o Sicilia. Ci sono comuni del Sud in cui i giovani, retribuiti dallo Stato, sono moltissimi, altri, quasi tutti al Nord, in cui sono mosche bianche. E d’altra parte ci sono realtà, come l’Unione italiana ciechi, che chiedono l’accompagnamento e quindi i volontari per i non vedenti quasi solo al Sud. Come se i ciechi del Nord fossero meno immersi nel buio, meno bisognosi di assistenza, meno problematici. Insomma, meno ciechi. Altro paradosso inspiegabile, a meno di non pensare ai soliti difetti di certo Meridione: l’elasticità nell’applicazione delle leggi, la furbizia, il clientelismo e via di questo passo.
Il 1° novembre in questa Italia dei privilegiati e dei privilegi entreranno anche i vecchi di questi tre piccoli, piccolissimi comuni calabresi. Conflenti, Panettieri, Falerna: comodi comodi in prima fila nel combattere la solitudine degli anziani.
È su questo tasto che batte l’autodifesa di Carmelo Cortellaro, presidente di Italiaonlus e animatore di Futura, la società vincitrice dei tre progetti: «Non si possono fare insinuazioni su una realtà così nobile. Noi ricuciamo il tessuto sociale e ripristiniamo il rapporto fra le generazioni che dalle nostre parti non si conoscono e non si frequentano più. Il resto sono speculazioni che spesso trovano ospitalità solo in certo mondo di sinistra, quello che nasce nei garage con la bandiera della pace e offre centinaia di volontari all’Arci e alla Caritas».
Sarà, ma Panettieri più che un avamposto del Servizio civile sembra un grande regalo.

L’ennesimo che il Nord fa al Sud.

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