RomaLa buona notizia è che, con tutte le prudenze (e anche i pregiudizi) di Bruxelles, nessuno ci può mettere nella lista dei cattivi. I nostri conti sono peggio di altri e il nostro vero punto debole, cioè il debito pubblico, sta diventando un problema comune ad altri partner Ue. Quindi, a partire dal prossimo anno, ci sono margini per trattare condizioni più favorevoli e dare spazio a politiche per la crescita. La cattiva notizia è che il governo che verrà si troverà ad affrontare, oltre alla sfida della crescita e quindi del taglio delle tasse (compresa l'Imu), emergenze immediate.
In particolare, servono subito fondi per la cassa integrazione in deroga. Circa 1,5 miliardi, ha calcolato recentemente la Cisl. Le Regioni che erogano i sussidi ai lavoratori delle aziende in crisi hanno esaurito i fondi e molte hanno bloccato le autorizzazioni. Il prossimo anno il conto della cassa integrazione e degli altri ammortizzatori non dovrebbe cambiare e quindi il problema si riproporrà.
La novità positiva - spiegano fonti del governo - è che da Bruxelles non c'è più una chiusura totale a rinegoziare con l'Italia condizioni meno stringenti sul deficit. Ieri l'Eurostat ha diffuso le nuove stime sulle finanze pubbliche dell'area euro. Per l'Italia l'istituto statistico europeo ha certificato le stime del governo. Per quanto riguarda il deficit l'Italia nel 2012 si è attestata al 3%. La media del rapporto deficit/Pil di Eurolandia è del 3,7%, con punte in Spagna (10,6%), Grecia (10%), Irlanda (7,6%), Portogallo (6,4%) e Francia (4,8%). La Germania è a +0,2%. Il 3% italiano non dovrebbe compromettere l'uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo. «Non guardiamo solo il target del 3%» di deficit per chiudere o meno la procedura per deficit eccessivo dell'Italia, «è un target nominale, lo sforzo di risanamento dei Paesi è più importante del valore nominale», ha spiegato ieri il portavoce della commissione.
Se l'Italia rimarrà dentro il 3% e se continuerà a garantire lo sforzo per il risanamento, potrà contrattare con Bruxelles politiche per la crescita. Sicuramente investimenti pubblici produttivi, per i quali l'ultimo Consiglio europeo ha concesso delle aperture. Ma il metodo utilizzato per i debiti della pubblica amministrazione, cioè maggiore flessibilità nello sfruttare deficit fino al 3% del Pil, potrebbe essere replicato per altre emergenze. Magari proprio per dare più respiro agli ammortizzatori sociali.
Quello che è certo è che il prossimo governo - ha spiegato recentemente il ministro alle Politiche europee Enzo Moavero - dovrà contrattare con Bruxelles «metro per metro». Dovrà cioè concordare su cosa e dove intervenire. Solo così potrà ottenere maggiori margini di spesa.
Tra le altre sfide immediate quella del decreto salva debiti. Le procedure per restituire i crediti scaduti alle aziende vanno semplificati e le risorse sono poche. Il nuovo governo non potrà non affrontare il nodo della nuova Tarsu, la nuova tassa sui rifiuti che comporterà rincari fino al 140%. Intollerabili in tempi di crisi.
Poi l'Imu. La tassa sugli immobili è stata confermata dal governo Monti anche dopo il 2014.
Ma l'imposta municipale, così come le altre, nuove tasse, rischiano di rendere difficile la ripresa. Tra Tares e Iva ballano aumenti medi di 170 euro a famiglia rispetto all'anno precedente, ha calcolato ieri la Uil. La sfida per il prossimo governo dovrà partire da qui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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