Politica

Napolitano mette i paletti ai saggi: al lavoro per 8-10 giorni

Lavoreranno al massimo 8-10 giorni e non indicheranno un tipo di governo. Il Presidente si scusa di non aver nominato neanche una donna

Napolitano mette i paletti ai saggi: al lavoro per 8-10 giorni

Giorgio Napolitano recita il mea culpa. "Comprendo il disappunto che con accenti polemici si è espresso per non aver inserito in quella rosa delle personalità femminili, anche individuandole al di fuori di vertici istituzionali cui non abbiano avuto finora accesso. Mi dispiace e me ne scuso, pur trattandosi di organismi non formalizzati e di breve
durata cui ho dato vita con obbligata estrema rapidità"
. Il presidente della Repubblica lo ha detto parlando ai due gruppi di "saggi" riuniti oggi per la prima volta al Quirinale. Poi ha chiarito: "Per nomine più sostanziali e di lungo periodo, come quelle che mi è spettato fare per la Corte Costituzionale e per il CNEL, ho dato il giusto peso alla componente
femminile. E ai gruppi di lavoro ora istituiti saranno certamente ben presenti gli apporti venuti su molteplici temi da personalità femminili".

Il tempo giusto per i due gruppi di lavoro è tra otto e dieci giorni. Così Napolitano, spiega una nota pubblicata sul sito del quirinale, si è rivolto ai 10 componenti dei gruppi di lavoro in materie economico-sociali e istituzionali. "E' del tutto ovvio che qui non si crea nulla - ha precisato il Capo dello Stato - che possa interferire né nell’attività del parlamento, anche in questa fase in cui lavora nei limiti noti, né nelle decisioni che spettano alle forze politiche".

Accusato da destra e da sinistra per la scelta di affidare il difficile compito di sbrogliare la matassa politica a un gruppo di "saggi", Napolitano oggi si è sfogato con il Corriere. "Dopo sette anni sto finendo il mio mandato in un modo surreale, trovandomi oggetto di assurde reazioni di sospetto e dietrologie incomprensibili, tra il geniale e il demente". In un articolo che apre il giornale di via Solferino il presidente della Repubblica riflette sugli sviluppi di questi giorni della situazione politica e lamenta di sentirsi "lasciato solo dai partiti". E definisce quello attuale come "il momento peggiore del settennato". Il motivo di tanto scoramento? Le critiche sulla scelta di un doppio comitato di specialisti che, assicura, sono incaricati di "formulare precise proposte programmatiche" in grado di divenire "in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche".

I due gruppi di persone incaricate di fare una sorta di "quadro sinottico" dei problemi da affrontare, e che Napolitano puntualizza di non aver mai definito "saggi", lavoreranno al massimo 8-10 giorni, e non c’è nulla di formalizzato per quanto li riguarda, nulla che consenta di dire che il Quirinale ha creato un nuovo Parlamento. Però, resta da chiedersi, con due camere appena elette c'era proprio bisogno di dare vita a un nuovo organismo, sia pure a tempo, a cui affidare il compito di individuare le scelte politiche da adottare per il bene del Paese? Quanto all’assenza delle donne dal gruppo di "saggi", per il Presidente sulla questione "si sfiora il ridicolo".

In merito alla scelta di non dimettersi, la motivazione - spiega il Presidente - va ricercata nella volontà di garantire un elemento di continuità. E prova a spiegarsi meglio: se si fosse limitato a prendere atto dei risultati degli ultimi colloqui che aveva avuto, avrebbe dovuto riconoscere: "Sono conclusioni che fanno disperare della possibilità di governare questo Paese". Le dimissioni, quindi, avrebbero contraddetto l’impegno di offrire un impulso di "tranquillità", di dare la sensazione che "lo sforzo continua", di confermare l’impianto del suo settennato, ispirato a "dare agli italiani un senso di comunità e di unità".

Gli esperti di diritto costituzionale concordano sul fatto che il Capo dello Stato abbia il diritto di tentare ogni strada per risolvere una situazione di emergenza. E quella attuale sicuramente lo è, dopo tre giri di consultazioni (due di Napolitano e uno di Bersani) praticamente andati a vuoto. Il problema vero resta il ruolo di Monti, il cui governo viene tenuto in vita artificialmente quando un esecutivo, stando alla Carta, può restare in carica solo se gode della fiducia del Parlamento. A meno che non si riscriva la Costituzione la nostra resta una Repubblica parlamentare, in cui il potere esecutivo si basa sulla fiducia delle due Camere.

E su questo neanche i saggi potranno farci niente.

Commenti