Roma - «Attenti a fare i conti senza l'oste». C'è un timore - per alcuni uno spettro, per altri una speranza o un'opportunità - che si aggira a margine della grande trattativa per la composizione delle liste del Pdl: la possibilità di un «ribaltone» generalizzato dei capilista. Uno sbianchettamento last minute, orchestrato direttamente da Silvio Berlusconi, che prevederebbe il piazzamento nei posti nobili delle candidature di soli uomini e donne provenienti dalla società civile, senza alcuna militanza politica pregressa.
L'ex premier ne avrebbe parlato solo con alcuni fedelissimi per non suscitare le rimostranze di coloro che contavano sulla pole position e ora potrebbero essere arretrati. Ma inevitabilmente da lunedì si inizierà a entrare nel vivo e i nodi verranno al pettine. E si verificherà se davvero la lista dei 15-20 nomi che sarebbe al vaglio dell'ex premier prenderà forma. I primi nomi che circolano sono quelli del direttore del Tg4, Giovanni Toti, del ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata (che potrebbe andare nel collegio Lombardia 2), di Bernabò Bocca, presidente della Federalberghi. In Emilia Romagna la carta a sorpresa di Berlusconi dovrebbe essere Federica Guidi, figlia di Guidalberto, per un decennio storico vice in Confindustria e lei stessa ex numero uno dei Giovani industriali. Altra figlia d'arte nel Lazio: il nome che circola nel Pdl è quello della giornalista Chiara Geronzi. Berlusconi avrebbe chiesto ad Ennio Doris, il patron di Mediolanum, e a Flavio Briatore di candidarsi. Il primo non avrebbe chiuso la porta, il secondo sarebbe restio.
La novità arriva invece dalle fila dei Riformisti italiani di Stefania Craxi, che dovrebbero schierare Luciano Moggi. La leader socialista sarebbe in trattative anche con l'imprenditore Antonio Auricchio, patron del Provolone. In Campania nelle liste del Pdl dovrebbe esserci anche l'ex candidato sindaco di Napoli, Gianni Lettieri. In questa Regione non ci sarà, invece, Diana De Feo, moglie di Emilio Fede e senatrice uscente. «Sono voci false, io non mi ricandido. L'ho già scritto al presidente Berlusconi. E se anche me lo dovessero chiedere direi di no» dice la De Feo, a La Zanzara su Radio24, commentando le voci di una candidatura doppia, sua e del marito, al Senato col Pdl. «Io dico basta. Emilio non lo so perché non lo sento. Potrebbe fare bene il senatore dopo aver fatto il giornalista, con me no».
Chi si tiene ancora sul dubitativo è il presidente uscente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che sostiene di non sapere se ci sarà la sua candidatura al Senato. Così come bisogna registrare la pressione di alcuni europarlamentari che vorrebbero tornare a calcare le scene del Parlamento nazionale. In ogni caso Berlusconi anche questo fine settimana continuerà a lavorare, di concerto con Angelino Alfano e Denis Verdini, sul nodo candidature. L'ex premier dovrà fare i conti con un accordo dato per chiuso ma in realtà ancora ballerino con Grande Sud e Raffaele Lombardo. Il ruolo e il peso da attribuire al contenitore sudista è complicato da definire. Gianfranco Miccichè e Lombardo cercano di tutelare in tutti i modi l'ampia pattuglia di parlamentari uscenti - rivendicando il valore marginale dei loro voti - ma i posti a disposizione sono pochi. Resta ancora da capire se si chiuderà l'accordo con i Radicali che vorrebbero impegni e garanzie sui diritti civili.
La tentazione di avere solo volti nuovi in cima alle liste
Si lavora sui nomi, ma molti nel partito aspettano il colpo del leader all'ultimo minuto
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