«Si paga di più perché vale»È giusto Alessandro Rosso

«Sì, costa il Belpaese del turismo, ma vale. Eppoi bisognerebbe entrare nel dettaglio dello studio. Ci sono diversi fattori che incidono sui prezzi. Inoltre quel che si legge sui cataloghi è da riconsiderare alla luce delle tariffe locali, delle promozioni, degli sconti che vengono fatti». A parlare è Alessandro Rosso, presidente del Best Tours Kuoni Italia. Che illumina la questione caro-vacanze da un'altra prospettiva.
Dunque un Belpaese salato per chi va in villeggiatura...
«Intanto c'è da considerare che abbiamo delle stagioni brevi, è questo incide. Si prenda la Sardegna, da metà luglio a metà settembre. Lo stesso vale per Calabria e Campania, mentre per la Sicilia è diverso. Poi c'è la questione degli arrivi dall'estero...».
Scarseggiano i turisti stranieri?
«Diciamo che se avessimo più turisti stranieri i prezzi sarebbero più bassi. In questi anni le cose sono andate diversamente rispetto al passato. Un po' la crisi, un po' la stagionalità che non aiuta, un po' la nostra immagine; come dire a che non abbiamo goduto di buona stampa, ma è anche una questione di ciclicità».
Ma in futuro saremo ancora in alto mare?
«Siamo sulla buona strada. L'Italia ha una grande capacità di ripresa. Un coordinamento centrale del governo in concerto con gli imprenditori privati del settore è una carta giusta».
Resta la questione prezzi, ma siamo anche il Paese dei 50 tesori da visitare...
«Già, proprio così, incluso quello delle Langhe che si è aggiunto di recente. Ci sono prodotti che è sacrosanto costino di più. Penso ai beni storici, a certe località, alle nostre coste, a certi luoghi della Toscana, in Piemonte. La questione promozioni: alcuni più bravi di altri a farla. Poi ci sono le regioni che si adeguano alla domanda generale, per esempio degli stranieri, alle loro capacità di spesa. E allora, riguardo ai prezzi, c'è l'adeguamento agli standard internazionali».


Negli anni Settanta l'Italia era la più visitata, ma ora... Che fare?
«I flussi sono cambiati. La sfida ora è, oltre a mantenere i turismo europeo, attrarre, con la nostra cultura quello di Paesi dall'altra parte del mondo, come quello emergente asiatico».

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