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"Sicilia pronta a tradire il Pdl" Seguace di Alfano crea il caos

Il sottosegretario Castiglione pizzicato in un fuorionda: "In caso di crisi in tanti faremo la fronda". Ma il segretario assicura sulla lealtà degli eletti nell'isola

"Sicilia pronta a tradire il Pdl" Seguace di Alfano crea il caos

Roma - «Fare chiarezza sulle parole del sottosegretario Castiglione» chiedono dal Pdl, di cui lui è coordinatore regionale in Sicilia. Il problema è che le parole di Castiglione mandate in onda da Piazza Pulita («Se Berlusconi fa la crisi sarebbe una tragedia, c'è pronta una fronda, siamo tanti...») sono chiarissime, per quanto rubate con destrezza al deputato catanese, fedele amico di Angelino Alfano. Al punto che alcuni nel Pdl-Forza Italia, in questa guerra di sospetti tra falchi, colombe, pitoni (e tonni), si domanda se non se le sia fatte sfuggire apposta «per mandare un messaggio» a Berlusconi e al ticket Verdini-Santanchè. «È stato un ingenuo ma ha fotografato la realtà - racconta un deputato Pdl vicino al Cav - sono molti più di quei quattro nomi quelli pronti a mollare. Finora solo peones, il guaio sarebbe se alla fronda si unisse qualche leader. I fattori sono due: l'età e la regione di provenienza dei senatori. A uno che la carriera l'ha già fatta non importa la rielezione e vuole prolungare la legislatura. Ma se viene da una regione dove il Pdl non è sicuro che rivinca, si tiene stretta la poltrona». Tipo la Sicilia, centro geografico della faida in corso, nonché la patria dei cambi di casacca. E che ci sia un sospetto regionale lo dimostra il fatto che subito altri coordinamenti Pdl (Campania, Puglia, Lombardia...) hanno manifestato fedeltà e preso le distanze dai siculi. La parola d'ordine delle ultime ore è «andiamo alla conta e vediamo». Anche se Alfano prova a spazzare via i sospetti: «La linea la stabilisce Berlusconi e il partito, chi non la segue è fuori. La lealtà degli eletti siciliani sarà completa, come sempre».

Se la faida ha radici in Sicilia la testa è altrove, ai vertici del Pdl. E guardacaso scoppia poche ore dopo l'intervista di Daniela Santanchè al Tempo in cui liquidava la segreteria della «colomba» Alfano («In Forza Italia ci sarà un solo capo, Silvio Berlusconi. Un segretario non serve») provocando scosse telluriche nel Pdl. «Perché delegittimare Angelino?» chiedeva Dore Misuraca, che coordina il partito in Sicilia insieme proprio a Castiglione. La Santanchè: «Sono stupefatta dal silenzio sulle parole di Castiglione da chi mi aveva azzannato alla gola, apostrofandomi con parole cattive e colorite». Il segretario si smarca: «La mia poltrona di segretario - dice Alfano a Porta a Porta - è l'ultimo dei miei problemi. A guidare Forza Italia sarà Silvio Berlusconi, non drammatizzerei...».

Due fattori hanno accelerato le tensioni dentro il Pdl. Il nuovo organigramma di Forza italia (ancora non c'è, ma è chiaro che comanderanno «i falchi»); e la spinta verso una rottura in caso - ormai scontato - di decadenza di Berlusconi. L'instabilità si concentra laddove i numeri del Pdl sono più risicati, al Senato, dove basta un'esile pattuglia di transfughi per creare un'altra maggioranza. E proprio lì sono radunati gli Alfano boys di cui parla Castiglione, i senatori siciliani Vincenzo Gibino, Salvatore Torrisi, Pippo Pagano. Loro respingono la calunnia di tramare contro Berlusconi, ma gli effetti di una crisi di governo sul gruppo Pdl al Senato è difficilmente prevedibile. «Che nel nostro partito ci siano i neocentristi si era già visto all'epoca Monti - dice Maurizio Bianconi, tesoriere Pdl - ma facciamo chiarezza subito perché mettere a rischio la nostra unità è già tradire». Visioni diverse che andranno chiarite nel passaggio a Forza italia. Galan, per quanto riguarda le colombe, suggerisce una soluzione drastica: «Io gli sparerei col mio automatico.

Come si fa essere colombe quando gli avversari ti puntano contro il cannone?».

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