Silvio chiama Maroni: "Anche se vinciamo non farò il premier"

Lunga telefonata prima dell'intervista a Sky Tg24: accordo a un passo Sondaggio di via Bellerio: Pdl e Lega fanno volare il segretario al 40%

Silvio chiama Maroni: "Anche se vinciamo  non farò il premier"

Prima la lunga telefonata con Roberto Maroni che, assicura il Cavaliere ai suoi interlocutori, «non è stata conclusiva ma è andata molto bene». Poi l'apertura al segretario della Lega davanti alle telecamere di Sky Tg24: «Non è detto che debba essere per forza io il presidente del Consiglio». Una mano tesa all'ex ministro dell'Interno che da tempo pone come condizione dell'alleanza tra Pdl e Lega il fatto che non sia Silvio Berlusconi il candidato a Palazzo Chigi. Maroni lo ribadisce al Cavaliere anche nella chiacchierata che precede l'intervista a Sky, perché - spiega il segretario del Carroccio - il nostro elettorato «fa fatica a digerire un accordo con il Pdl dopo che per un anno avete appoggiato Monti». Un'obiezione - dice un sondaggio riservato di Swg commissionato da via Bellerio - che fanno il 30% dei leghisti. Serve, insomma, quello che il leghista Jonny Crosio definisce «un segnale di discontinuità con il passato».
Di qui la richiesta di un candidato premier diverso, magari - butta lì un ex ministro del Carroccio - quel Giulio Tremonti che ha lasciato il Pdl per fondare la sua lista 3L che finirà proprio nel simbolo dell'Alberto da Giussano. All'ex titolare dell'Economia, ovviamente, il Cavaliere non pensa affatto. Ma è comunque pronto a giocare in prima linea la campagna elettorale senza necessariamente correre come candidato premier. Questo dice al telefono a Maroni, questo ripete pubblicamente in tv. D'altra parte, spiega, «la legge dice che i partiti devono indicare il leader della coalizione, il premier sarà indicato successivamente».

Un'apertura forte quella di Berlusconi. Che va di pari passo con la trattativa in corso sul programma elettorale per la corsa congiunta al Pirellone. Se in chiave nazionale la querelle è sulla premiership, sul fronte lombardo la partita si gioca sull'impegno che vorrebbe la Lega affinché le tasse regionali restino per il 75% in Lombardia. Un punto su cui Angelino Alfano e pure Raffaele Fitto hanno espresso più di una perplessità e sul quale stanno trattando Paolo Romani e Luigi Casero che proprio oggi dovrebbero incontrare i big del Carroccio. A questo punto, però, l'intesa potrebbe essere vicina anche perché i tempi per chiudere la trattativa sono strettissimi visto che il 15 gennaio devono essere presentati simboli e coalizioni per le elezioni nazionali. Sul tavolo, infatti, c'è la corsa per il Pirellone che per la Lega può essere decisiva anche per ragionare su un progetto politico che riparta dal territorio sull'asse Lombardia-Veneto-Piemonte. Una partita che - dice lo stesso sondaggio Swg di cui sopra - Maroni appoggiato dal Pdl vincerebbe anche se in campo ci fosse Gabriele Albertini (il segretario del Carroccio è dato al 40%). Rinunciare ad una simile occasione, insomma, sarebbe qualcosa di molto vicino ad un harakiri. Per la Lega sul fronte Lombardia e per il Pdl su quello nazionale, visto che a quel punto la vittoria in Lombardia e Veneto al Senato sarebbe probabile e se anche la Sicilia finisse al centrodestra Palazzo Madama finirebbe per non avere una maggioranza. Un'argomento, quello dell'accordo con il Pdl, di cui la Lega dovrebbe parlare nel Consiglio federale in programma l'8 gennaio, occasione nella quale si potrebbero anche vagliare le «proposte di candidature» al Parlamento inviate dai singoli coordinamenti provinciali.

Berlusconi, da parte sua, resta ottimista sul fatto che l'accordo si farà. Questo dice a chi ha occasione di sentirlo.

Per il resto, avanti con la campagna a tambur battente su radio e tv che Paolo Bonaiuti sta seguendo passo passo. Il 10 gennaio è atteso da Michele Santoro a Servizio Pubblico, ma La7 potrebbe bissare visto che non è escluso che il Cavaliere vada anche a Piazzapulita da Corrado Formigli.

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