Roma«A forza di veti incrociati, di sopracciglia alzate e di professori in lista qui si rischia di vedere avverata la profezia del centrino berlusconiano». Il derby tra «politici» e «civici» dentro la coalizione montiana è in pieno svolgimento. E il nervosismo inizia a serpeggiare tra le fila di deputati e senatori Udc, perplessi sui criteri di selezione e sui veti imposti da Mario Monti e affidati alla «mannaia» di Enrico Bondi. Il rischio che a forza di fare gli schizzinosi si tengano fuori i principali portatori di voti è fortissimo. Così come quello che alla fine l'adesione al progetto montiano si riveli per il partito di via Due Macelli un gioco a saldo negativo.
La trattativa sulle liste continua così tra tensioni palpabili. Un altro nodo intricato da sciogliere è quello del partito dei transfughi del Pdl. La lista «Italia popolare per Monti» che nei calcoli iniziali sarebbe dovuta servire a intercettare voti azzurri in libera uscita fatica a decollare. Mario Mauro non sarà candidato in quanto parlamentare europeo. Franco Frattini resta freddo sull'ipotesi di una candidatura in un soggetto di questo tipo e potrebbe accettare soltanto se il suo nome sarà inserito nel listone al Senato (che dal suo punto di vista incarna una identità assimilabile a quella del Partito popolare europeo). L'ex ministro degli Esteri, in realtà, intende giocarsi fino in fondo la partita della segreteria generale della Nato e non vede nel ritorno in Parlamento un obiettivo fondamentale. Restano poi Alfredo Mantovano, Alfredo Cazzola e Giuseppe Pisanu che dovrebbero essere candidati sempre nel listone al Senato. A questo punto gli unici che spingono per la costituzione di questa lista è il gruppo di «Italia Libera» di Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini. Peraltro Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello, su cui i fautori di questa lista puntavano, hanno avuto conferma che saranno candidati con il Pdl. Insomma lo spacchettamento montiano continua a restringersi.
C'è un'altra questione, poi, con cui le varie liste dovranno fare i conti. Come ricordava, ieri, un grande esperto di sistemi elettorali come Peppino Calderisi «in base alle norme vigenti è di tutta evidenza che le diverse liste della coalizione Monti non possono avere, a pena di nullità, contrassegni recanti la stessa dicitura Con Monti per l'Italia o altra analoga. Questo logo può comparire su un solo contrassegno al Senato e uno solo alla Camera». Insomma non sarà possibile «mascherare» i vecchi simboli dietro diciture che richiamino il nome del Professore. Nei palazzi della politica, poi, non è passata inosservata la possibile candidatura di Giulia Bongiorno alla Regione Lazio. Una mossa che qualcuno interpreta come il modo per uscire dall'impasse Monti-Casini su un possibile appoggio a Nicola Zingaretti. Nel frattempo Oscar Giannino resta fermo sul proposito di presentarsi da solo, senza accordi di coalizione.
Simboli e candidature, al centro è già tutti contro tutti
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