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Renzi resta in silenzio sulle rive dell'Arno

Il sindaco sogna la fine del governo ma non vuole staccare la spina. E punta tutto sul congresso

Renzi resta in silenzio sulle rive dell'Arno

Roma. Tutti ad aspettare una parola, un cenno, un segnale di fumo da Matteo Renzi. Il sindaco però tace, sta sulle rive dell'Arno ad aspettare, fa muovere gli altri (gli altri del Pd). Il suo ultimo tweet è di due giorni fa, e non parla di governo Letta, di Berlusconi e Cassazione, di Pd, ma di tutt'altro: «Oggi abbiamo inaugurato il nuovo fontanello a Ugnano», periferia fiorentina. Ma dunque, che farà Matteo Renzi? «Per ora fa il sindaco, poi farà il congresso del Pd, sempre che glielo faccian fare...» ti rispondono i renziani. Che hanno consigliato al sindaco prudenza e maggiore rarefazione nelle esternazioni, fino ad un mese fa quotidiane. Lui ha seguito il consiglio e si è messo da parte, per non cadere nel tranello dei compagni-nemici del Pd, quello di farlo apparire, con le sue continue sparate, l'aspirante distruttore del governo Letta, per la fregola di prenderne il posto a Palazzo Chigi. «Non è così, io non cerco poltrone» ripete Renzi, che si tiene costantemente in contatto con la sua truppa a Roma, innanzitutto con Delrio, unico ministro renziano nel governo, sua antenna dentro le cose romane. Delrio, che sul suo iPhone ha salvato il numero di Renzi col nome «Mosè» (perché è la guida degli ebrei nel difficile viaggio in Egitto, quello che apre un varco tra le correnti...), ha pranzato l'altro giorno con Renzi, al Four Seasons di Firenze (ieri è stata la volta di Dario Franceschini, in visita privata a Palazzo Vecchio per una ventina di minuti) per mettere a punto la tattica. Catenaccio, con qualche contropiede mirato, senza scoprirsi. «Se qualcuno del Pd vuole prendersi la responsabilità di far cadere il governo Napolitano-Letta, quello non sarà Matteo» ragionano nel quartier generale de sindaco. All'attacco ci vadano gli altri, mentre Renzi fa il bravo. E infatti Bersani è subito partito in quarta («Ma il Pdl vuol essere guidato da un evasore?»). In effetti, le elezioni anticipate con un Letta candidato premier sarebbero una bella scusa per rimandare il congresso Pd, che rischia di consegnare a Renzi il partito degli oligarchi che vogliono azzopparlo. La maggioranza per cambiare lo Statuto Pd e modificare l'articolo che prevede un elettorato aperto per le votazioni di partito (congresso e primarie), limitandoli ai soli iscritti come vorrebbero gli anti-Renzi, non c'è più. E in un voto aperto a tutti (basta iscriversi all'Albo degli elettori Pd, una formalità) Renzi è favorito. Basta aspettare.
Tifo per una condanna del leader Pdl non ne ha mai fatto, a differenza di altri nel Pd. «Ha sempre pensato di poter battere Berlusconi in una elezione, perciò è rimasto deluso da come il Pd ha gestito le primarie per le politiche 2013» spiega un suo braccio destro emiliano. La solidarietà al Berlusconi condannato? La Santanchè ha confermato il retroscena su Renzi: «È assolutamente vero, il Pd ha costretto Renzi a mentire ha detto la deputata Pdl ospite di Omnibus La7. È assolutamente vero che lui ha chiamato il presidente ed è stato solidale con lui. Poi gli sono arrivate venticinque telefonate dal Pd e ha negato». Se parla sono guai, allora meglio tacere e far parlare gli altri.
Ecco perché tace. Oppure ha ragione il Foglio: «Forse, semplicemente, Matteo stavolta non ha un cazzo da dire.

Succede pure alla meglio gioventù».

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