La sinistra vieta Roma a Bush

Salta la visita a Trastevere per l'allarme sicurezza. L’incontro con la comunità di Sant’Egidio spostato all’ambasciata americana. La Cdl: colpa dei cortei. Esponenti dell'Unione alle manifestazioni anti Usa. Berlusconi a Prodi: "Mi vergogno, è un'Italietta". Mezz'ora faccia a faccia con il Cavaliere. Il premier fa il pompiere. Una fuga di gas rallenta il corteo presidenziale

La sinistra vieta Roma a Bush

Roma - Dopo la bonifica, le simulazioni, la ricerca di terrazzi per i cecchini, il colpo di scena: George W. Bush non andrà a Trastevere. Non visiterà la chiesa di Santa Maria, non incontrerà i responsabili della comunità di Sant’Egidio. E lo storico quartiere romano che da giorni si era riempito di «agenti segreti», come dicevano in queste ore i trasteverini, e che era stato ripulito di auto, motorini e addirittura di bici come mai prima d’ora, oggi si sveglia da un sogno, o da in incubo: non succede niente, Bush non arriva.
Un sollievo per i commercianti, un po’ meno per il parroco di Santa Maria e per i responsabili della comunità, che incontreranno comunque il presidente statunitense a Villa Taverna, sede dell’ambasciata. Ma la polemica politica è divampata, perché a parere del centrodestra sono state determinanti nella scelta delle forze di sicurezza italo-americane le minacce che potranno arrivare dal corteo contro Bush, organizzato dai Cobas, con associazioni no-war e centri sociali, che partirà da piazza Esedra alle 15. Una manifestazione a cui prenderanno parte anche alcuni esponenti dell’ala radicale del centrosinistra, anche se Rifondazione Comunista-sinistra europea, Comunisti Italiani, Verdi, con parlamentari, capigruppo e sottosegretari, parteciperanno a un altro sit-in, che si svolgerà invece a piazza del Popolo. Un evento più moderato, ma non nello slogan: «Suoniamogliele e cantiamogliele! Con l’altra America fermiamo tutte le guerre di Bush».
Il cambio di programma è stato deciso dall’entourage di Bush ieri mattina alle 10. Un fax dalla Germania informava che la delegazione avrebbe rinunciato alla tappa di Trastevere. Ufficialmente la scelta è stata compiuta dopo una simulazione svolta giovedì dalla polizia italiana e dagli agenti dell’Fbi e della Cia presenti a Roma. L’ultima comunicazione agli americani è arrivata dal Viminale: la visita sarebbe stata troppo a rischio, la zona difficile da controllare. Sarebbero stati tutt’altro che esclusi gesti dimostrativi, poco gestibili negli spazi minimi dei vicoli di Trastevere, dove da ieri sera sarebbe dovuto partire un controllo fastidioso anche sui residenti.
In base alla simulazione su computer, sarebbe stato molto complicato far arrivare le limousine della delegazione nelle piccole vie del borgo, e Bush sarebbe stato costretto a un percorso a piedi più lungo del previsto. Troppo lungo per garantirgli la sicurezza assoluta.
Forza Italia ha chiesto al governo di riferire al Parlamento. «E’ una vicenda incresciosa, inquietante, che accade solo in Italia», ha commentato il coordinatore azzurro, Sandro Bondi. Increscioso, a parere di Bondi, anche che ci sia «una parte del governo e della maggioranza che sfila contro gli Stati Uniti». Il dibattito è una richiesta «scandalosa», ha reagito il capogruppo a palazzo Madama di Rifondazione, Giovanni Russo Spena.
Renzo Lusetti della Margherita ha risposto con veemenza a Berlusconi: «Ma quale italietta - lo ha canzonato - Sia lui a vergognarsi, piuttosto, di fare una polemica da anti-italiano». E Piero Fassino: «Non credo che ci sia nessuna Italietta, perché allora bisognerebbe parlare di Germanietta, viste le manifestazioni intorno al G8». Secondo Maurizio Gasparri (An) a rispondere in aula dovrebbe essere il ministro dell’Interno Amato: «Trovare difficoltà per le macchine è ridicolo».
Anche senza la tappa di Trastevere, ha avvertito però il sindaco di Roma Walter Veltroni, «dal punto di vista della sicurezza i problemi rimangono uguali». Non essere preoccupati per oggi, sarebbe da «irresponsabili».
E’ stato garantito in città anche un rinforzo del presidio medico, con la disponibilità di 2mila medici di famiglia.

Fino a ieri veniva valutata l’ipotesi di una deviazione del corteo dei no-war, per farlo confluire al Circo Massimo per ragioni di sicurezza. Si temono attacchi ai cordoni di polizia soprattutto da parte dei centri sociali del nord-est.

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