Slitta il vertice, il Cav aspetta la terna di Bersani

Roma «Sto aspettando la loro rosa di nomi». Silvio Berlusconi prende tempo. E pur continuando a temere un blitz del Pd sul successore di Giorgio Napolitano al Quirinale, insiste nel predicare cautela. Questo dice in privato il Cavaliere a chi ha occasione di sentirlo, spiegando di essere in attesa che Pier Luigi Bersani gli presenti una rosa di papabili per il Colle. Personalità che arrivano dall'area di centrosinistra, ma che il leader del Pdl non consideri ostili. Questo, almeno, dovrebbe essere l'identikit su cui si sta ragionando da giorni.
Nonostante le poche notizie che circolano, infatti, la trattativa sarebbe tuttora in corso e gli ambasciatori al lavoro, tanto che Matteo Renzi ieri si sarebbe preoccupato di killerare due nomi «buoni» come quelli di Franco Marini e Anna Finocchiaro. Il punto, dunque, è capire se davvero il Pd presenterà la rosa, cosa che escluderebbe di fatto la strada della «forzatura», e quali possono essere i papabili che la compongono. Tra i tanti girati in questi giorni, tra l'altro, quello di Giuliano Amato ieri era particolarmente gettonato.
Si vedrà. Di certo c'è la prudenza con cui si stanno muovendo le due diplomazie, mai come in questo caso al lavoro sottotraccia. Al punto che l'ipotesi di un incontro Berlusconi-Bersani per questa sera viene categoricamente smentita sia da Palazzo Grazioli che da via dell'Umiltà.
Il problema, però, più che il faccia a faccia con Bersani è la capacità del leader Pd di tenere in mano il partito, tanto che in privato lo stesso Alfano ieri diceva che «prima c'è da vedere come finisce lo scontro interno al Pd». La vera preoccupazione di Berlusconi, infatti, è che Bersani non abbia più il timone del partito e questo sarebbe un problema di non poco conto durante le votazioni (peraltro a scrutinio segreto) per il Quirinale. Un occasione in cui potrebbero esplodere tutte le tensioni interne al Pd, producendo risultati - ragionava in questi giorni l'ex premier con i suoi collaboratori - che potrebbero essere devastanti.
Già, perché in una situazione così tesa e con Renzi che sta facendo il possibile per far saltare il tavolo della trattativa Berlusconi-Bersani, a guadagnarci potrebbero essere proprio quei candidati che l'ex premier non vorrebbe. Romano Prodi, per esempio, soprattutto se dovesse pescare anche i voti del M5S.
Non è affatto casuale, dunque, che ieri dal Pdl siano stati in molti a lanciare per il Quirinale lo stesso Cavaliere. «Se la sinistra candida Prodi - spiega Mariastella Gelmini - allora noi dovremmo candidare Berlusconi». Che è un modo per far capire con chiarezza quanto a Palazzo Grazioli il Professore sia vista come persona di parte. Ancora più netto Renato Schifani. «La mia rosa dei nomi per il Colle? Credo che se c'è una persona che è stata protagonista della storia politica del nostro Paese, cambiandola nella logica di un bipolarismo efficace e innovativo, è stato Silvio Berlusconi. Credo che il centrodestra meriti una legittimazione e un riconoscimento di quest'uomo».

Un modo, evidentemente, per alzare l'asticella, visto che è del tutto ovvio che mai il Pd potrebbe accettare il Cavaliere al Colle. Nel caso si andasse allo scontro, infatti, l'ipotesi urne resta una delle strade possibili: ieri il sondaggio di Ipr per il tg di La7 dava il centrodestra (32,2%) davanti al centrosinistra di un punto e mezzo.

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