"Il sogno americano è un dolce successo"

Sul web è popolare quanto Budda ed è la star dei pasticcieri. Show in tv, 170 dipendenti, un libro. E un papà siciliano...

Non sono torte: sono campi da calcio, palazzi, fiori, zoo, automobili. Sono i dolci che Buddy Valastro (coi suoi 170 dipendenti) prepara da Carlo's, la pasticceria di Hoboken, New Jersey, ereditata dal padre. Buddy Valastro pure lui, da Lipari, Sicilia. Oggi Buddy è Il boss delle torte (come il programma che l'ha reso una celebrità, in Italia su Real Time, e la biografia, pubblicata da Vallardi). E la gente fuori da Carlo's si mette in fila.
Come ha scelto il nome di Boss?
«Ha scelto Discovery, in realtà. All'inizio avevo paura di sembrare arrogante, ma il programma mostra la mia famiglia in modo meraviglioso. E ora non potrei essere altro che il Boss delle torte. E poi mi piace come suona in italiano».
Nel titolo del libro c'è anche il riferimento alla «mia famiglia», in italiano. Lo trova divertente?
«Non mi sembrava. Ma l'ho usato perché è la mia famiglia, non in quell'altro senso. La mia famiglia mi è molto vicina. È arrivata qui dall'Italia e ha lavorato duramente per tutto ciò che ha, come tanti altri italoamericani, e così è bello mostrare che la maggioranza degli italoamericani è come me, e non del tipo "mafioso"».
Si sente ancora un po' italiano?
«Molto. Innanzitutto amo l'Italia, è un paese così bello. Sono orgoglioso di essere italoamericano. E sono molto, molto orgoglioso della mia cultura, la mia eredità, il cibo, le tradizioni, tutto ciò che passo anche ai miei figli».
Il dolce italiano preferito?
«La cassata siciliana».
C'è qualche cibo che ci invidia?
«Il cibo italiano è il migliore al mondo. Onestamente, non c'è neanche paragone. Mangi decentemente perfino alla stazione di servizio...»
Che cosa è il sogno americano?
«Mio padre era in Sicilia durante la seconda guerra mondiale, su un'isoletta. E mi ha raccontato di notti in cui andava a dormire affamato, e doveva dividere un'arancia con sua madre e le sue sorelle. E poi è venuto qui, ha lavorato duro ed è riuscito a rendere la pasticceria Carlo's quello che è diventata, dal niente. È stupefacente. Questo è il sogno americano. E io continuo a viverlo, perché ho portato Carlo's a un altro livello ancora».
È vero che ha ereditato le mani di suo padre?
«Sì. Credo davvero che le mie mani siano benedette. Sono ciò che mi rendono me stesso. E sono molto sensibile a proposito delle mie mani, basta un taglietto con la carta a mandarmi fuori di testa: devono essere sempre perfette, immacolate. Mio figlio Buddy, che ha otto anni, è uguale a me. E così era mio padre».
La torta più grande che ha fatto?
«La Nascar. Grande come un'auto da corsa».
Quella di cui è più orgoglioso?
«Quella Transformer, come il film».
Quanto ci ha impiegato?
«Tre giorni».
E la sua preferita?
«La torta di sfoglia alla crema di mio padre. La faceva col liquore San Marzano, e anche noi. È stato difficilissimo trovarlo».
Il dolce più strano?
«Probabilmente quello con gli insetti dentro. Per le persone che mangiano insetti».
Clienti famosi?
«Abbiamo fatto torte per Oprah, Britney Spears, Miley Cyrus, Rihanna, Jennifer Lopez, Mohamed Ali. Carmelo Anthony, Maria Shriver».
Per chi sogna di farne una?
«Per un presidente degli Stati Uniti. Non necessariamente Obama, ma potrebbe essere Obama, in ogni caso il mio sogno è andare alla Casa Bianca con una torta e dire: “Presidente, l'ho fatta per te”».
Su Google, digitando «Budd», dopo buddhismo e Buddha c'è Buddy Valastro.
«Sono sotto Buddha? Beh, forte.

Ma sa, il mio vero nome è Bartolo. Come mio figlio e mio padre. È che qui non riuscivano a pronunciare il suo nome, quindi gli hanno dato un soprannome americano. E così è diventato Buddy. E anche io».


Il «Boss delle torte» Buddy Valastro

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