È la rivincita degli over sui giovani. Un rivincita che lascia l'amaro in bocca perché rischia di affossare lo slogan del «largo ai giovani» necessario al rilancio dell'atrofizzata economia italiana. Ma la realtà è questa: le nuove generazioni non reggono l'urto della recessione, si arrendono davanti alle difficoltà e molte volte chiudono i battenti delle loro neonate imprese in preda allo sconforto; gli ultracinquantenni, invece, a dispetto di licenziamenti e cassa integrazione, si rimettono in gioco e aprono attività individuali che fanno centro. Queste sono le due fotografie opposte della realtà che ondeggia tra vittorie tardive e precoci sconfitte. E alla fine prevale chi ha le spalle forti e non si fa scoraggiare dalle quotidiane e soffocanti difficoltà.
I numeri confermano. L'anno scorso - dice la Coldiretti su dati Unioncamere - la crisi ha provocato in Italia una strage di ben 26mila imprese condotte da giovani under 35 anni in tutti i settori produttivi. La Camera di commercio di Monza e Brianza, invece, sforna un dato positivo: nei primi sei mesi del 2012 sono più di 25mila gli over 50 italiani che si sono rimessi in gioco aprendo un'impresa individuale. Così, complice la crisi, le nuove imprese individuali con titolare tra i 50 e i 70 anni sono cresciute del 6,8% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
Ma a cosa è dovuto a questo scatto di reni di gente che potrebbe lasciare il passo a chi non ha ancora mai lavorato? C'è chi lo fa per necessità dopo essere rimasto senza lavoro e chi per aiutare economicamente figli e nipoti messi in ginocchio da aumenti e tasse. Tutti, comunque, sono spinti da una buona dose di ottimismo e di vitalità. Le regioni più ospitali sono le solite Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, ma scatta l'orgoglio per la sopravvivenza anche al Sud. E si verifica un'impennata di nuove micro-aziende anche in Puglia, Basilicata, Sicilia. Il settore in cui si punta di più sono i servizi, in particolare il commercio (dove nasce un'azienda su quattro), la ristorazione, nuove officine, agenzie di noleggio o studi professionali. Seguono il settore delle costruzioni, le attività manifatturiere e l'agricoltura. Settore, quest'ultimo, sempre più in espansione anche tra i giovani. Che ce la fanno o che non vogliono mollare, neppure quando sono in profonda crisi. Come Alberto Mantovanelli, veronese di 32 anni, da dieci nel settore dell'allevamento. «Ho 500 capi di bovino adulto maschio. E da sei mesi è completamente saltato l'equilibrio nella gestione dell'azienda - spiega - se va avanti così sarò costretto a chiudere». Il perché è presto detto: i clienti pagano oltre i 60 giorni rispetto ai 15/30 degli anni scorsi; i costi di cereali, mais e soia sono alle stelle, la liquidità scarseggia per difficoltà di accesso al credito. «Se prima dalle banche io avevo cento, ora posso contare solo su 80 o addirittura 50. E così non ce la faccio ad andare avanti, bisogna spezzare questa catena». Alberto è giovane ma conosce bene il suo mestiere.
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