Sorpresa: il Pdl dà la fiducia ma agli scissionisti non basta

Nonostante il voto compatto, si rincorrono le voci sulla creazione di nuovi gruppi. Formigoni spinge più di tutti, però i dissidenti sono già divisi sullo strappo

Il vicepremier Angelino Alfano e il ministro Gaetano Quagliariello se la ridono col premier Enrico Letta
Il vicepremier Angelino Alfano e il ministro Gaetano Quagliariello se la ridono col premier Enrico Letta

Nel giorno della grande spaccatura, poi ricomposta almeno nella forma da Silvio Berlusconi, si apre la partita del nuovo partito «alfaniano». Un match spigoloso, una guerra di nervi fatta di finte, indecisioni, tentazioni, bluff di parola, dubbi e maglie dai colori sbiaditi, così sbiaditi da finire talvolta per confondersi.
Avviene così che mentre il leader di Forza Italia annuncia in aula la decisione di appoggiare il governo di Enrico Letta, tra i banchi di Palazzo Madama inizia la trattativa per il lancio dei nuovi gruppi. Gli «alfaniani» - che hanno blindato il governo delle larghe intese con un documento mostrato a Berlusconi come la prova della loro intenzione di andare fino in fondo potendo contare su numeri certi - iniziano la «fase due» della loro operazione di smarcamento, quella che punta a offrire assoluta tranquillità all'uomo che da presidente del Consiglio sta diventando per loro a tutti gli effetti anche un riferimento politico. Chi si spinge in avanti più di ogni altro è Roberto Formigoni che forse per sfruttare l'onda ostenta certezze: «Siamo pronti già adesso a dar vita a un nuovo gruppo, probabilmente chiamato i Popolari, ma potremmo conservare il nome Popolo della Libertà», nel caso in cui nasca il gruppo berlusconiano di Forza Italia.
I nomi dei senatori disposti ad aderire al nuovo gruppo iniziano a circolare. L'elenco prevede i nomi di Naccarato, Bianconi, Compagna, Bilardi, D'Ascola, Aiello, Augello, Caridi, Chiavaroli, Colucci, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Mancuso, Marinello, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte, Rossi e Quagliariello. Ma l'equazione firmatari mozione pro-Letta uguale aderenti al nuovo gruppo alfaniano appare troppo sbrigativa e non del tutto scontata. Tanto che alcuni dei senatori presenti in quella lista iniziano a lanciare inviti alla riflessione, come fa Antonio Gentile, ricordando che «l'obiettivo deve essere la riunificazione di tutte le anime del centrodestra, non i gruppi» e come fa l'altro senatore calabrese, Antonio Caridi. «Noi siamo con tutti e due i piedi nel centrodestra. Oggi è stata approvata la mozione Alfano, noi siamo nel Pdl, non esiste la necessità di creare nuovi gruppi».
Se al Senato si discute, alla Camera si prova a passare all'azione con un «bluff» chiamato da Fabrizio Cicchitto. Nella conferenza dei capigruppo viene chiesta la possibilità di parlare per un costituendo gruppo alfaniano. Il nome della formazione? «Popolo della libertà per Alfano segretario», nome ritenuto troppo simile a quello del Pdl e quindi respinto. Anche alla Camera inizia la conta ed escono 26 nomi. Oltre a Cicchitto e ad Angelino Alfano, ci sarebbero: Gioacchino Alfano, Paolo Alli, Maurizio Bernardo, Dorina Bianchi, Antonio Bosco, Raffaele Calabrò, Giuseppe Castiglione, Fabrizio Cicchitto, Enrico Costa, Nunzia De Girolamo, Riccardo Gallo, Vincenzo Garofalo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Dore Misuraca, Antonino Minardo, Alessandro Pagano, Filippo Piccone, Vincenzo Piso, Sergio Pizzolante, Eugenia Roccella, Barbara Saltamartini, Rosanna Scopelliti, Paolo Tancredi, Raffaello Vignali.
Una lista confusa e smentita da diversi deputati citati dalle agenzie, come la De Girolamo e Vignali. Alla fine, peraltro, Cicchitto interviene a titolo personale e non a nome di un fantomatico nuovo gruppo.
In realtà, tra gli alfaniani emergono divisioni. Se Formigoni e Quagliariello spingono per la nascita immediata del nuovo soggetto, sulla base dell'idea che «le due dirigenze sono ormai incompatibili», Alfano, la componente ciellina e i parlamentari calabresi non mostrano la stessa convinzione e puntano a condurre la battaglia dentro il Pdl, arrivando all'azzeramento dei «falchi». Altri dissidenti, però, spingono per lo strappo e per creare quello «scudo necessario» a tutelare i transfughi di fronte a ogni evenienza. Per Quagliariello uno degli sbocchi è che «nascano due gruppi con riferimento la leadership di Berlusconi», anche se poi aggiunge che per la sua decadenza «non si può mettere in discussione il governo».
A tarda sera, intanto, si sono svolte due riunioni: a palazzo Grazioli Berlusconi ha riunito diversi fedelissimi del Pdl, tra cui Raffaele Fitto, Paolo Romani, Mara Carfagna, Renata Polverini, Gregorio Fontana e Mariastella Gelmini.

L'incontro è servito per fare il punto della situazione anche alla luce del vertice parallelo, in un palazzo del centro, tra i dissidenti e il segretario del Pdl, Alfano. Attorno al tavolo i ministri Lupi, Quagliariello e Lorenzin. Molti i senatori presenti, ma anche i deputati, tra cui Formigoni, Costa e Augello. Al centro della discussione la scelta di dare vita o meno a nuovi gruppi.

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