Sos per la democrazia, il Colle apre al Pdl

Stallo politico e toghe, Napolitano preoccupato oggi riceve Alfano. Il segretario: "Ci affidiamo a lui"

Sos per la democrazia, il Colle apre al Pdl

Roma - Un caffè, tanti buoni pasticcini, parecchia «attenzione», chissà, magari anche un po' di «comprensione». Ma sul merito dei processi del Cav, niente da fare, non aspettatevi scudi o proclami anti-pm: anche volendo intervenire, al presidente della Repubblica «mancano gli strumenti».

Comunque sia, ben vengano i vertici del Pdl, il presidente «riceve sempre volentieri chi glielo chiede», le porte del Quirinale «sono aperte». E quando oggi alle 11 le attraverseranno, Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri troveranno un capo dello Stato preoccupato per la situazione generale, turbato per le ripercussioni ma certamente non particolarmente irritato con il centrodestra. Se i plenipotenziari di Berlusconi avranno lamentele da porre, Giorgio Napolitano le ascolterà. Se porteranno idee per risolvere lo stallo politico, meglio ancora. Se si presenteranno con un dossier sulla giustizia, il presidente lo girerà agli uffici competenti.

Se invece chiederanno un intervento di censura, un passo del capo dello Stato contro le procure che si occupano delle vicende del Cavaliere, allora dovranno rassegnarsi. Ma le dichiarazioni della vigilia non fanno pensare a scontri istituzionali, strappi o bracci di ferro. «Noi ci affidiamo a Napolitano - spiega Alfano - abbiamo un interlocutore di cui ci fidiamo che è il presidente della Repubblica e anche presidente del Csm. A lui consegneremo la nostra preoccupazione per l'emergenza democratica».

Scalfaro aveva «la toga cucita sull'anima». Ciampi, su questi argomenti, ha più volte preso posizione contro Berlusconi. Napolitano invece, per formazione, è uno dei presidenti meno giustizialisti della storia del Quirinale. Basta pensare ai numerosi richiami ai «giudici protagonisti», ai discorsi al Csm contro la consuetudine delle porte girevoli tra magistratura e partiti, agli inviti ai pm a «non dare nemmeno l'impressione» di fare politica. O anche, alla prova di forza con Ingroia e la procura di Palermo sulla vicenda delle intercettazioni illegittime delle sue conversazioni, culminata con il conflitto di attribuzioni sollevato davanti alla Consulta, poi concluso con la disfatta delle toghe siciliane.

Ma se questo è il contesto, è comunque difficile pensare che Napolitano, che per la Costituzione è il primo magistrato d'Italia, possa entrare nel cuore di un procedimento in corso. Al massimo, come ha già fatto, può parlare in via generale nell'occasione giusta. «Però - dice ancora il segretario del Pdl - non si può riscrivere la storia e ridurre ad azione giudiziaria l'esperienza politica di una partito sostenuto da milioni di elettori». E qui probabilmente il capo dello Stato avrà qualcosa da dire, nel senso che la nuova esplosione della questione giudiziaria del Cavaliere rende ancora più difficile trovare degli accordi e un candidato per Palazzo Chigi.

La questione governo è infatti l'altra metà della mela dell'incontro di stamattina. I tre del Pdl diranno al presidente di essere contrari a un incarico a Bersani, tanto più così al buio, e di essere invece disponibili a un esecutivo istituzionale o di scopo, purché si allenti la presa su Berlusconi.

Napolitano risponderà mettendo in guardia il centrodestra dai rischi del tirare troppo la corda: scelte estreme, come l'Aventino parlamentare, servono solo per aumentare le distanze tra le parti. E in ogni caso, sostengono sul Colle, si vedrà presto, quando si dovrà scegliere il presidente del Senato, «se c'è filo da tessere».

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