Politica

Sospetto omicidio: sarà riesumata la salma di Baget Bozzo

GenovaIl corpo di don Gianni Baget Bozzo, il sacerdote politologo consigliere di Silvio Berlusconi nonché collaboratore storico del Giornale, morto nella sua casa genovese la notte dell'8 maggio 2009, verrà riesumato. Così ha deciso il gip del Tribunale di Genova accogliendo la richiesta della Procura. Con un piccolo particolare, però: le casse di Palazzo di Giustizia piangon miseria e sono desolatamente vuote. Quindi a pagare i 5mila euro all'impresa di pompe funebri per l'operazione che avverrà l'anno nuovo, saranno i familiari del religioso.
È il quotidiano ligure Il Secolo XIX a raccontare un nuovo capitolo sulla misteriosa morte del sacerdote, per la quale il medico curante ed erede universale di don Gianni, Patrizio Odetti, è indagato per omicidio colposo. Per i parenti del religioso, ci sarebbe la concreta possibilità che don Gianni sia stato ucciso o che comunque il suo decesso sia stato agevolato. Ecco la ragione per cui ora chiedono la riesumazione della salma per fare più «mirati approfondimenti autoptici».
«Lo scandalo è che lo Stato non abbia i soldi per pagare la riesumazione e l'ulteriore autopsia», dichiara l'avvocato Elio Di Rella, denunciando come di fronte alla richiesta del pm Luca Scorza Azzarà - titolare dell'inchiesta sulla morte di Bozzo - di un incidente probatorio sulla salma, si assiste «al paradosso che lo Stato non ha le risorse per assicurare la giustizia». Il giallo della morte di don Gianni inizia a novembre 2011 quando Albertina Montano, la cugina di Bozzo esclusa dalle sue ultime volontà ufficiali, si rivolge ai magistrati. L'accusa mossa ad Odetti è di non aver assistito in modo adeguato il sacerdote nei suoi ultimi giorni, prescrivendogli solo del Gatorade e non una medicina vera e propria, per curare un'indigestione, salvo poi scrivere nel certificato di morte «infarto miocardico». Nella perizia di parte si legge che «era prudenza e diligenza ricorrere al ricovero».
La Procura ora vuole capire se Odetti, sottovalutò la situazione e perché. Questa vicenda s'intreccia a quella del testamento e dell'eredità milionaria di Bozzo. Il sacerdote salvato da un tumore grazie a una diagnosi tempestiva di Odetti, nel 2010 decise di lasciargli tutti i suoi averi (case, negozi e risparmi di una vita) tagliando fuori di fatto i parenti, la chiesa genovese alla quale era legatissimo. Poi però - scrive sempre Il Secolo XIX - avrebbe redatto un nuovo testamento svanito nelle fasi concitate e successive alla morte.
«Mi dicono che mancano i fondi in Procura per la riesumazione - dice Alessandro Gianmoena, l'assistente di Bozzo dal 2000 al 2009 -. Ma da questa vicenda, sono fuori. A don Gianni ero legato da amicizia e da un vincolo culturale. Il mio rapporto si ferma qui. Testamento, beni materiali, eredità: non mi interessa nulla. Non sono citato nel testamento, e non mi è mai interessato neanche quando era in vita». Guai anche solo indirettamente a pensare che lui, insieme ad altri frequentatori di casa Bozzo, abbia potuto peccare di superficialità nel valutare le sue condizioni di salute. «Mi ferisce molto ed è lesiva della mia immagine questa lettura di “non assistenza” - continua Gianmoena -. Se fosse stato grave me ne sarei accorto, l'avrei portato subito all'ospedale. Sapevo che si trattava di un'indigestione, ma come potevo giudicare altrimenti, non sono un medico». Ciò che resta di don Gianni, Gianmoena lo porta dentro di sé come un valore spirituale ben più prezioso di qualsiasi altro bene materiale. «Mi ha lasciato un'eredità culturale.

Questo è quello che conta».

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