di Francesco Forte
Il Ministro del bilancio spagnolo, Cristóbal Montoro, ha rilasciato una dichiarazione da ultima spiaggia: «La Spagna non ha un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici e se la Bce non avesse comprato i nostri titoli di Stato, noi saremmo falliti». Mentre Montoro diceva questo il Bundestag (la Camera dei deputati) della Germania approvava il prestito alle banche spagnole di 100 miliardi di euro da parte dell'Esm, il Meccanismo europeo di stabilità (il nuovo Fondo salva-Stati a cui noi contribuiamo con il 17%, sicché questo prestito a noi costa circa 17 miliardi).
Il ministro tedesco dell'Economia, Wolfgang Schäuble, ha sollecitato il «sì» al prestito sostenendo che «la situazione finanziaria delle banche spagnole costituisce un rischio potenziale per gli altri Paesi dell'Eurozona se non si interviene velocemente». La ragione è che tali banche hanno una marea di titoli del debito pubblico spagnolo e se sono in grave crisi debbono venderli facendo impennare lo spread già elevatissimo sui Bonos della Spagna con un grosso problema per le nuove emissioni, effettuate per coprire il deficit del bilancio. Inoltre il dissesto delle banche spagnole spaventerebbe i risparmiatori e darebbe un altro colpo all'economia della Spagna, accrescendone la depressione e rendendo così più difficile il riequilibrio fra le entrate, in calo, e le spese rigide.
Schäuble non si è limitato a dire al Bundestag che, per evitare il peggio, occorre votare questi mega-aiuti a Madrid. Ha aggiunto che «l'insicurezza ancora pesa sulla situazione economica dell'Eurozona, come è visibile dall'andamento dei mercati». Una frase che fa capire che non c'è solo la questione delle banche. Ma ci sono altri guai della Spagna che possono ripercuotersi sugli Stati europei con problemi di debito pubblico: un effetto-contagio causato dalle insicurezze. Come, appunto, all'epoca della peste a Milano, sotto la dominazione spagnola, in cui ciascuno aveva paura di prenderla dagli altri.
La frase di Montoro sul fatto che la Spagna non ha un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici inasprisce la piaga. Infatti ci vogliono altri quattrini per la Spagna che ha ancora bisogno di un grosso aiuto per il bilancio pubblico. Essa nel 2012 ha un deficit pari al 6% del pil, ossia 66 miliardi su un pil di 1100 miliardi. E vorrebbe lo «scudo» europeo, consistente negli acquisti di suo debito da parte dell'Esm per raffreddare lo spread ed evitare il rischio di insolvenza.
Ma è sbagliato pensare che i 100 miliardi a Madrid appena votati possano servire al governo spagnolo per tappare i buchi di bilancio. È vero che per le banche ne possono bastare 70. Ma i residui 30, l'intera somma occorrente al bilancio spagnolo per coprire il deficit da agosto sino alla fine del 2012, non possono andare al governo. Infatti quei 100 miliardi sono destinati al sistema bancario. E se il governo spagnolo ne vuole altri per sé, deve fare una apposita domanda.
Nonostante quel che dichiarò Monti quando ottenne la delibera del Consiglio europeo sullo «scudo» dell'Esm ai governi con difficoltà debitorie, l'intervento per il governo di Madrid, secondo i tedeschi, non può essere deciso automaticamente sulla base della generica richiesta di intervento. Ci vorrebbe una lettera della Bce e della Commissione europea che detta condizioni al governo spagnolo, cui questo, per ottenere i soldi, dovrebbe rispondere, con impegni considerati soddisfacenti e attendibili.
Tutto ciò crea problemi anche a noi. Infatti Moody's nella motivazione del suo recente giudizio negativo sull'Italia fa proprio riferimento al contagio fra aggravamento della crisi spagnola e situazione italiana. Si tratta di un contagio determinato dalle operazioni contro l'euro della finanza internazionale, che mira a farlo crollare. Se la Spagna è vicina al crollo, conviene muoversi contro l'Italia, perché senza di noi l'Eurozona diventa troppo piccola. E l'Italia fuori dall'euro può creare grossi problemi di concorrenza a chi vi sta dentro, contribuendo a fargli perdere altri pezzi. Ora il pallino è nelle mani della Bce.
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