Spiazzati ma pronti a sfidarsi: si pensa alle primarie

Il Pdl apprezza la scelta annunciata dal leader e ne esalta il "senso di responsabilità". I colonnelli: "Programma comune e moderati uniti". Frecciata a Casini: "Ora che fa?"

Fabrizio Cicchitto
Fabrizio Cicchitto

Roma - Spiazzati, preoccupati, prudenti. Ma in qualche modo rianimati dalla prospettiva di una ricomposizione del fronte moderato. Il giorno dopo l'annuncio del possibile passo indietro di Silvio Berlusconi e l'invito rivolto agli ex alleati a riporre le armi per il bene del Paese, il Pdl si stringe attorno al suo leader, ne esalta il «senso di responsabilità» e fa salire il pressing su Pier Ferdinando Casini, chiamato ora a una scelta non più rinviabile.
Per un giorno non c'è spazio per la consueta dialettica tra falchi e colombe, tra ex An e berlusconiani doc, tra montiani e antimontiani. Piuttosto c'è la sensazione di poter ricostituire un fronte moderato, di recuperare quel bipolarismo entrato ormai nel sangue e nella carne degli elettori e tornare a giocarsi la partita. Che sia realtà o illusione poco importa. «Alfano? Con la sua proposta ha rimesso in moto una politica del centrodestra che latitava. Casini? Ora è in difficoltà con il passo indietro di Berlusconi», dice Gaetano Quagliariello. Maurizio Lupi saluta la fine di una breve stagione di veleni: «Il Pdl morirà se continuerà a vivere di retroscena, la spinta che oggi ha ridato Berlusconi sta nel fatto che dobbiamo ripresentarci ai cittadini con un programma credibile e con i moderati uniti». E se Mariastella Gelmini su Twitter apre una finestra di luce - «nonostante tutto sono ottimista, Possiamo farcela anche grazie a Vendola, Fassina, eccetera» - Lucio Stanca sullo stesso social network si concede una battuta sdrammatizzante: «Alla proposta di Berlusconi Udc e Fli faranno come le ragazze “serie” di un tempo: diranno sì solo dopo 3 giorni per non apparire leggere». Stesso copione dalle parti degli ex An. «La generosità con cui Berlusconi si è detto disponibile a un passo indietro è estremamente positiva» dice Ignazio La Russa. «Ora la palla passa gli altri perché la sua generosità non può bastare».
Gli «altri» prendono tempo ma lo fanno in maniera diversa. Se Casini ribadisce che «quello che dovevo dire l'ho già detto» e si dibatte tra diffidenze e dubbi, da Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo arriva un virtuale via libera. «Il passo indietro di Berlusconi rappresenta un fatto importante e un gesto di responsabilità». Scontato semaforo rosso da parte di Gianfranco Fini. «L'unità dei moderati auspicata da Berlusconi non si può costruire magicamente con un passo indietro, pure doveroso, o come una crociata contro le sinistre».
Nel Pdl, però, c'è un'altra partita che ora si riapre: quella delle primarie. Il primo passo lo consuma Daniela Santanchè. «Casini ora è nudo perché Berlusconi ha detto pubblicamente che fa un passo indietro e vedremo ora che strada prenderà. Ma se Berlusconi fa un passo indietro noi dobbiamo tutti essere pronti a guidare il fronte dei moderati, quindi dobbiamo fare le primarie e io mi candido». E aggiunge: «Io non sono per la rottamazione - prosegue - ma che il Pdl non sia più nel cuore della gente è evidente. Il nuovo nome? Confido in Berlusconi». A favore delle primarie si schiera anche Nunzia De Girolamo. «Possiamo giocarci una partita importante e distruggere la macchina infernale di Bersani e Vendola come nel '94 con Occhetto. Il leader? Io sono sempre stata favorevole alle primarie». Uno strumento evocato anche da Osvaldo Napoli. «Il problema non sarà la leadership. Senza Berlusconi potrebbero esserci delle primarie anche da noi».
L'unico vero scontro di giornata dentro il Pdl si consuma sul rinnovamento interno. Guido Crosetto punta il dito contro Claudio Scajola. «Fiorito dovrebbe essere espulso, ma anche la vicenda Scajola è una cosa di cui vergognarsi. Se uno ha la casa pagata e non sa chi l'ha pagata dovrebbe essere invitato a uscire».

Puntuale la replica di Raffaele Lauro, deputato vicino all'ex ministro. «Crosetto crede di essere diventato il Robespierre del Pdl, un tagliateste a piacimento. Del rivoluzionario francese non ha proprio niente, tranne il probabile destino: diventerà vittima di se stesso».

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