Lo Stato uccide le imprese: impiega 4 anni per pagarle

Debiti per 90 miliardi e tempi record per saldare le aziende fornitrici Ma entro un mese dovrà adeguarsi allo standard Ue: 30 giorni per legge

In media i soldi pubblici ar­rivano nelle casse delle imprese dopo sei mesi. Ma se parliamo di debiti nel settore della sanità, i tempi si allungano: le Asl della Calabria pagano con 925 giorni di ritardo, quelle del Molise con 829 giorni. In Campania, le azien­de­sanitarie pagano i fornitori do­po 771 giorni, mentre quelle lazia­li saldano dopo 387 giorni. Que­ste sono le medie, poi ci sono i pic­chi: salvo novità degli ultimi me­si, il record del ritardo spetta al­l’Asl Napoli I, con 1.676 giorni di ritardo. Fanno quattro anni e mezzo, settimana più settimana meno. E nell’attesa, è possibile che l’azienda creditrice chiuda i battenti.
Il governo adesso promette che i tempi di pagamento saran­no quelli europei. Il ministro per gli Affari Ue, Enzo Moavero, affer­ma che sarà recepita entro il 15 novembre la direttiva europea che pone un limite di 30 giorni, o 60 in alcuni casi (settore sanita­rio e n­el caso in cui le imprese sia­no controllate da capitale pubbli­co),
per i pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche ammini­strazioni. Se i limiti di tempo non vengono rispettati, scattano inte­ressi di mora pari all’8% a cui va aggiunto il tasso di riferimento della Banca centrale europea.
Questo vale per il futuro, e va bene. Ma il problema è rappre­sentato dagli arretrati: è impossi­bile fare calcoli precisi, ma i conti
fatti dalle associazioni imprendi­toriali parlano di un debito cumu­lato da amministrazioni centrali e periferiche stimato in una for­chetta fra i 70 e i 90 miliardi di eu­ro. Se la cifra reale fosse quest’ul­tima, la Pubblica amministrazio­ne italiana porterebbe sulle sue spalle circa la metà dell’intero stock di debiti di tutti i Paesi euro­pei. La Commissione Ue stima in­fa­tti che i debiti complessivi euro­pei nei confronti delle imprese ammontino a 180 miliardi di eu­ro.
Quello del monte debiti è solo uno dei due record italiani. L’al­tro è il ritardo nei pagamenti. Ab­bi­amo visto che da noi le ammini­strazioni pubbliche pagano a 180

giorni. In Francia si scende a 64 giorni, nel Regno Unito a 47 gior­ni, in Germania a 35 giorni. Va be­ne, parliamo di grandi Paesi vir­tuosi. Ma l’ultimo dato disponibi­le della Grecia- sì, proprio la Gre­cia - parla di 174 giorni, mentre la Spagna paga a 160 giorni e il Por­togallo a 139 giorni. Tutti gli altri Paesi europei, tranne Cipro, so­no sotto quota 80 giorni. Oltre la metà dei 70 miliardi di debiti che rappresentano l’ultima cifra «quasi ufficiale», relativa al 2010, sono in capo alle Aziende sanita­rie locali:
37 ,8 miliardi di euro. Se­guono i Comuni, con un importo da saldare pari a 14 miliardi di eu­ro (il 20% del totale), i ministeri con mancati pagamenti pari a 11,9 miliardi, e le regioni ed altreamministrazioni locali, con uno stock di debito pari a 6,3 miliardi di euro.
Che siano pari a 70, ad 80 o for­se a 90 miliardi di euro, i debiti della Pubblica amministrazione
italiana rappresentano una cifra enorme. Cifra che, una volta resti­tuita, potrebbe anche far sballa­re i conti pubblici. Infatti, fino a quando non vengono pagati, so­no crediti commerciali che non vengono conteggiati in base ai pa­rametri europei. Ma se vengono pagati, e ad esempio vengono emessi Bot o Btp per finanziare i pagamenti, allora la cifra si trasfe­risce pari pari sul debito pubbli­co. Secondo calcoli empirici, il rapporto debito-Pil aumentereb­be di circa il 4-5%.
Secondo la Confederazione ar­tigiani di Mestre, sono decine di migliaia le imprese fallite a causa dei mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazio­ne. Dall’inizio della crisi econo­mia al giugno scorso hanno chiu­so
i battenti 46.400 aziende. Cir­ca il 30% di questi fallimenti (14.400 unità) sono dovuti ai ritar­di stellari nei pagamenti da parte di debitori pubblici. Il combina­to disposto di crisi economica, ra­zionamento del credito e ritardi nei pagamenti, ha colpito dura­mente il tessuto imprenditoriale italiano, in particolare le piccole aziende. I decreti del governo Monti varati a fine maggio, che consentono la compensazione dei crediti certificati, sono molto complessi, e di fatto impraticabi­li per l’universo delle piccole im­prese.
In questi ultimi anni, la situa­zione è peggiorata, se è vero che nel 2009 le amministrazioni pub­bliche pagavano in media a 128 giorni e adesso siamo, come si è detto, a 186 giorni.

A questo pun­to è chiaro che la questione è di importanza cruciale per la so­pravvivenza di moltissime impre­se, e per la salvaguardia di decine di migliaia di posti di lavoro.

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