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I presidi stanno col ministro. "Sì agli stipendi differenziati per i prof"

Mario Rusconi, presidente dei presidi del Lazio, condivide la proposta del ministro Valditara e attacca i sindacati sugli stipendi differenziati tra gli insegnanti

I presidi stanno col ministro. "Sì agli stipendi differenziati per i prof"

“È una proposta sensata". Mario Rusconi, presidente dei presidi del Lazio, condivide la proposta del ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di misure a favore degli insegnanti che lavorano al Nord-Italia.

Quali sono le difficoltà di chi si trasferisce al Nord per lavorare?

“Al Nord, ci sono molti impiegati, presidi e insegnanti che provengono dal Centro-Sud e che, quando arrivano al Nord, devono trovare una casa in affitto e hanno un costo della vita molto più alto anche perché nei week-end viaggiano per tornare nelle proprie Regioni. Le misure che saranno prese, non so se a livello regionale o nazionale, ma mi sembra utile porre il problema altrimenti sempre meno persone, pur vincendo il concorso, chiederanno di andare nell’Italia Settentrionale. Anche molti ex studenti di liceo che vincono i concorsi non hanno accettato di andare a insegnare al Nord perché il tenore di vita è molto più alto e i costi non sono compensati dagli stipendi che potrebbero avere. Quando Confindustria ci dice che, anche in altri settori, mancano 300mila lavoratori è evidente che un giovane tecnico del Sud si pone il problema prima di trasferirsi. Una cosa è avere uno stipendio di 1500 euro e vivere in casa di proprietà o dai genitori altro discorso è doversi spostare da una Regione a un’altra. Mi sembra, quindi, sensato cominciare a pensare a degli strumenti economici che possano incentivare presidi, insegnanti e non solo a trasferirsi al Nord".

Sono insegnanti perlopiù supplenti?

"No, ci sono centinaia di presidi meridionali che hanno vinto un concorso e che hanno uno stipendio medio di 2200-2300 euro, una cifra relativamente bassa se si considera che un monolocale a Milano o a Torino può costare circa mille euro. La maggior parte sono donne, categoria di cui si parla spesso retoricamente, e, perciò, inviterei soprattutto i sindacati che si sono detti contrari a queste nuove norme di ripensare un po’ anche al loro cotè pro-femminile che, in questa situazione, non mi pare molto rispettato".

I sindacati si oppongono al ritorno delle gabbie salariali…

“Mi permetto di sottolineare, però, che non sono gabbie salariali, ma misure compensative che non toccherebbero il contratto nazionale di lavoro per chi lavorano nel Nord-Italia. Forse i sindacati sono contrari perché vedono sfuggire un po’ del loro intervento, mentre il loro supporto sarà importante a livello regionale per decidere chi darà queste misure aggiuntive".

Lo stipendio medio degli insegnanti a quanto ammonta?

“A 1200-1300 euro, ma a fine carriera può arrivare a 1700-1800 euro. Non sono molto alti, soprattutto rispetto agli altri Paesi europei. Nei Paesi nordici lo stipendio arriva anche a 3mila euro, ma bisogna anche vedere il tenore di vita perché 3mila euro in Svezia sono ben diversi dai 3mila euro percepiti in Spagna. Attualmente, in Italia, lo stipendio medio è di 1500 euro netti”.

Cosa pensa dell’abolizione dei voti sotto il 4?

“Si fa molta confusione tra la misurazione di alcune prove e la valutazione finale. Se devo correggere un compito di latino, matematica o qualsiasi altra materia ho necessità di dare un’indicazione degli errori. Posso dare i decimi, i trentesimi ecc… Un’altra è la valutazione finale che deve tenere conto dei progressi degli studenti.

Aver posto la questione in maniera così grezza non fa bene alla scuola e dimostra che sulla scuola in molti parlano senza approfondire l’argomento”.

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