Le strane trame di "Rinascita" la cassaforte del tesoro Pd

Dove girano i quattrini, con gli appalti delle amministrazioni amiche, ci sono sempre le coop. E dietro le Fondazioni Pd

Le strane trame di "Rinascita" la cassaforte del tesoro Pd

«Devolvi il tuo 5 per mille alla fondazione Rinascita 2007». Un contributo benefico per finanziare attività culturali, tra cui «il recupero dell'archivio delle sezioni del Pci, Pds e Ds della provincia di Venezia». Di trovare soldi per la Fondazione che ha ereditato il patrimonio dei Ds veneziani se ne occupava anche Giampietro Marchese, ex vice presidente del Consiglio regionale e segretario amministrativo del Pd Veneto, nonchè presidente proprio della fondazione Pd «Rinascita». Marchese, il «Compagno M» del Pd ora ai domiciliari dopo 10 giorni di carcere, in una intercettazione della Gdf agli atti dell'inchiesta dice a Franco Morbiolo, un ex Pds, poi Ds poi Pd locale (massima vetta: vicesindaco di Cona, paesino in provincia di Venezia) che ha fatto la sua vera carriera nella Coveco, Consorzio veneto cooperative, cioè la coop rossa di cui è diventato numero uno: «I soldi che devono venire dentro, 100mila euro, li sto mettendo dentro in fondazione, voi sapete il patrimonio... il partito si è trasformato in fondazione, adesso abbiamo fatto una scuola di politica, un progetto d'archivio, di recupero dell'archivio del Pci di Venezia, per questo domandiamo un contributo e dopo decidiamo...», dice Marchese come presidente di Rinascita 2007. Prima prendiamo i soldi come fondazione, e poi decidiamo.
Dove girano i quattrini, con gli appalti delle amministrazioni amiche, ci sono sempre le coop. E dietro ancora ci trovi quasi sempre le Fondazioni Pd, in un gioco di incastri tra dirigenti che si scambiano di posto: prima consigliere qui, poi presidente là, poi procacciatore di finanziamenti per il partito, che poi ti nomina in quell'altra poltrona lì... Mesi fa la Finanza ha fatto visita proprio agli uffici (belli spaziosi, 19 stanze) della fondazione Rinascita, in via Cecchini a Mestre, dove hanno sede sia il Pd comunale che provinciale di Venezia, perché secondo gli inquirenti Marchese, allora presidente della fondazione, avrebbe incassato finanziamenti illeciti da imprese consorziate nella coop Coveco di Morbiolo, cioè la persona con cui Marchese parla appunto dei 100mila euro da versare nei «progetti culturali» di Rinascita. In particolare le indagini si sono concentrate sulla Coop. San Martino di Chioggia, specializzata in lavori subacquei e marittimi, che nel biennio 2005-2006 avrebbe consegnato 600mila euro a Pio Savioli (consigliere del Consorzio Venezia Nuova), uno degli arrestati.
Coop rosse, politici nelle istituzioni locali, partito e fondazione di partito come Rinascita. Di fatto una immobiliare, una delle oltre 50 sparse per l'Italia che hanno inglobato lo sterminato patrimonio immobiliare degli ex Ds, e di cui beneficia il Pd, che ha le sue sedi locali negli immobili delle fondazioni. Alla voce «Organi direttivi» la fondazione Rinascita indica tuttora Giampietro Marchese come uno dei suoi consiglieri di amministrazione, forse perché lo Statuto è chiarissimo: «I membri del Consiglio sono nominati a vita». Marchese non è più presidente, carica ricoperta dal piddino Pierangelo Molena, mentre vicepresidente è il consigliere provinciale Guerrino Palmarini, che è anche l'ex tesoriere provinciale del Pd. L'amministratore cioè delle finanze del partito, risorse preziose per le campagne elettorali, supportate poi magari da generosi finanziatori privati, come le coop o il Consorzio Nuova Venezia. Scatole cinesi in laguna...
La fondazione Rinascita ha un patrimonio di diversi milioni di euro per una cinquantina di immobili sparsi tra Venezia e provincia. Posseduti da una controllata, l'Immobiliare Rinascita, di cui chi è stato amministratore unico? Marchese, ovviamente. Non solo sezioni del Pd, piccole e grandi, ma anche due autorimesse, un bar (a Mira), cinque negozi, due palazzine, una dozzina di uffici, e immobili di prestigio a Venezia (nei sestieri di Cannaregio, Castello, Giudecca, Dorsoduro) o come le «Botteghe oscure» a Mestre vendute per farne appartamenti di lusso. Vendite, ma anche acquisti.

Uno degli ultimi è stato sempre a Mestre, circa mezzo milione di euro per un appartamento di 180 metri quadri utilizzato anche questo come circolo del Pd, inaugurato da Veltroni. Un patrimonio da ricchi. Anche senza i 100mila euro extra chiesti dal presidente Marchese alle coop.

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