Magari lo fa per scaramanzia, perché poi alla fine quel che spera è che il governo Letta regga e vada avanti il più a lungo possibile, magari davvero fino a quel 2018 evocato qualche giorno fa da Renato Brunetta quando ha proposto un «patto di legislatura». Desiderata a parte, però, è vero che Silvio Berlusconi continua a parlare dell'idea di tornare al più presto a Forza Italia, con l'annuncio ufficiale che potrebbe arrivare a fine agosto quando dovrebbe essere inaugurata la nuova sede di piazza in Lucina (anche se è probabile che si slitti a settembre, quando l'attività sarà ripresa a pieno regime).
Il Cavaliere, insomma, continua a ragionare su quel ritorno al passato che nelle riunioni riservate di questi giorni continua a definire «inevitabile». Un cambio di rotta che almeno al momento l'ex premier pare intenzionato a confermare a prescindere da come si muoverà il quadro politico e, dunque, dall'eventualità che si possa o no tornare alle urne. D'altra parte, sul punto Giorgio Napolitano è stato piuttosto chiaro nella sua lettera al Corriere della Sera. Berlusconi, insomma, è convinto che l'operazione si farà, che la rediviva Forza Italia si dovrà presentare con un nuovo organigramma e la valorizzazione di alcuni giovani e che lo storico simbolo che esordì nel '94 tornerà sulla schede elettorale identico ad allora già fra dieci mesi, alle Europee del 24 e 25 maggio 2014. Un punto, questo, su cui l'ex premier è stato chiaro: la prossima volta sulla scheda elettorale voglio vedere il simbolo di Forza Italia. D'altra parte, - come riporta l'agenzia TMNews - tale e tanto è l'entusiasmo nel partito che al gruppo parlamentare del Pdl a Montecitorio qualcuno ha pensato bene di rispolverare proprio la targa originale.
Di questo continua a parlare Berlusconi nelle sue riunioni ristrette. Anche se sembra che il suo rientro a Roma ieri pomeriggio sia stato focalizzato soprattutto sulle vicende processuali con una serie di riunioni a Palazzo Grazioli con i suoi avvocati (Franco Coppi e Niccolò Ghedini). Gli occhi, infatti, restano puntati sul 30 luglio, quando la Cassazione si dovrà pronunciare sulla sentenza di condanna per i diritti tv Mediaset, un passaggio che inevitabilmente inciderà sulla stabilità del governo Letta perché è chiaro che la conferma della condanna e dell'interdizione del Cavaliere sarebbero una mina sull'esecutivo non solo sul fronte Pdl ma anche su quello Pd (dove l'insofferenza per le larghe intese va sempre più montando). Anche se, va detto, nei corridoi della Camera si sta diffondendo un certo ottimismo non è dato sapere quanto fondato su un verdetto che non dovrebbe essere troppo avverso a Berlusconi.
Qualche tensione, invece, c'è stata tra alcuni big del Pdl e il presidente del Senato Piero Grasso che ha derubricato la questione giudiziaria del Cavaliere come «vicenda processuale di un singolo» che «non influirà» sulla stabilità dell'esecutivo. Berlusconi pare non abbia gradito l'eccessivo minimizzare quello che da sempre definisce «un scontro tra poteri dello Stato» con una parte della magistratura che, secondo l'ex premier, tenterebbe da più anni la via del «golpe giudiziario». Concetti messi nero su bianco da Sandro Bondi e Daniela Santanché. «Parlare di vicende giudiziarie del singolo - attacca il primo è un modo poco rispettoso e ipocrita di affrontare una questione di natura storica e morale, oltre che politica, della massima importanza per milioni di italiani».
«Ma Grasso si chiede la seconda - sino ad ora dove ha vissuto? Non si è accorto che c'è stata una persecuzione giudiziaria nei confronti di Silvio Berlusconi? Non si è accorto che ha degli ex colleghi - la minoranza per fortuna - che usano le sentenze come arma politica?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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