La Striscia di Gaza diventa il pretesto per paralizzare il Paese

Dopo la mobilitazione di venerdì promossa dalla Cgil, lunedì è il turno dei sindacati di base, cui si uniranno sigle antagoniste, collettivi e anche associazioni di palestinesi

La Striscia di Gaza diventa il pretesto per paralizzare il Paese
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Bloccare l’Italia contro la guerra a Gaza. Dopo la mobilitazione di venerdì promossa dalla Cgil, lunedì è il turno dei sindacati di base, cui si uniranno sigle antagoniste, collettivi e anche associazioni di palestinesi. E, così, quello che accade nella Striscia diventa il gancio per paralizzare il Paese. Anche se l’unità sindacale è frantumata dalle prese di posizione di Uil e Cisl, che hanno scelto di lanciare delle raccolte di fondi per i civili palestinesi, senza seguire Maurizio Landini sulla linea dura. Se gli scioperi del 19 settembre non hanno però bloccato i servizi essenziali, l’iniziativa di lunedì coinvolgerà una serie di settori cruciali. Pubblico e privato, dalla logistica ai trasporti e i porti. E poi scuola e università. Fermi gli scali portuali e previsti disagi al traffico ferroviario, autostradale e nel trasporto locale. D’altronde, lo spirito dello sciopero era chiaro già dalla parola d’ordine dell’Usb (Unione sindacale di Base), ovvero «Blocchiamo tutto». La piattaforma è, ormai, la solita. Per «rompere con lo Stato terrorista di Israele, difendere Gaza, dire no al riarmo, a fianco della Flotilla e con la Palestina nel cuore». Le sigle autonome, tra cui anche Adl Cobas e Cub, chiedono «sanzioni a Israele e la rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali» e parlano di «genocidio in Palestina». Piazze da Nord a Sud, con i conseguenti timori per l’ordine pubblico e il rischio di slogan antisemiti. A Roma attese ottomila persone in corteo, mentre a Bologna la Questura schiererà duecento uomini in campo e avverte su quella che sarà «la delicata gestione» di «uno scenario così complesso».

Un caos che coinvolgerà anche scuole e università. In prima linea su questo fronte i collettivi estremisti di Osa e Cambiare rotta, organizzazione giovanile comunista, che annunciano: «Blocchiamo scuole e università». Il pressing rischia di «oscurare» le iniziative che erano state convocate venerdì dalla Cgil di Landini, soprattutto se sarà alta la partecipazione da parte dei lavoratori. Il sindacato di sinistra corre il rischio di essere superato in radicalismo dalle sigle autonome e di rimanere isolato dalle altre grandi organizzazioni. Uil e Cisl, infatti, si sono già smarcate dall’attivismo di Landini. La Cisl, pur condannando «con assoluta fermezza l’operazione via terra del governo Netanyahu contro Gaza City», ricorda «le colpe dei terroristi di Hamas» ed è impegnata in una sottoscrizione per sostenere la popolazione civile dell’enclave palestinese.

Pierpaolo Bombardieri, numero uno della Uil, ha sottolineato «abbiamo storie e sensibilità diverse», rivendicando la scelta di una raccolta fondi. Contro le mobilitazioni il segretario dell’Ugl Paolo Capone: «Lo sciopero è strumentale, bloccare scuole appena riaperte, trasporti e la vita dei pendolari non è la soluzione».

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