Hanno aperto la strada per progettare i farmaci del futuro, molto più precisi nel colpire il loro bersaglio rispetto a quelli attuali: è questo il merito delle ricerche per le quali Robert Lefkowitz e Brian Kobilka hanno avuto il Nobel per la chimica. «Le ricerche di Lefkowitz hanno avuto un ruolo fondamentale perchè hanno permesso di capire il modo in cui gli ormoni si legano ai recettori e come, di conseguenza, vengono regolate le funzioni delle cellule», osserva Daniela Corda, direttore dell'Istituto di Biochimica delle proteine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). «All'inizio degli anni '80 il mondo era molto più semplice - osserva la ricercatrice - e il merito di Lefkowitz e del suo gruppo è nell'aver compreso quali proteine sono cruciali per veicolare le informazioni dall'esterno all'interno delle cellule». Oggi le cose sono molto cambiate, soprattutto dopo che la mappa del genoma umano ha individuato oltre recettori cellulari. «Di questi quelli noti sono meno di 100, tutti gli altri non sono noti e per questo vengono chiamati orfani», rileva la ricercatrice. «È un campo di ricerca importantissimo, che da 40 anni sta dando risultati notevoli», aggiunge. Basti pensare che a queste ricerche si deve l'arrivo di farmaci come i betabloccanti per curare l'ipertensione. La ricerca, aggiunge, si è affinata ulteriormente con Kobilka, che è stato il primo a studiare la struttura di un recettore. «Questo ha permesso di capire come gli ormoni si legano ai recettori e di progettare farmaci più precisi». Per Francesca Cutruzzola, del dipartimento di Scienze biochimiche dell'università Sapienza di Roma, a Kobilka va il merito di aver studiato la struttura tridimensionale dei recettori.
Grazie a queste ricerche sarà possibile avere farmaci sempre più selettivi». Già oggi sui recettori si basano numerosi farmaci, ad esempio per l'ipertensione, le emicranie, le aritmie cardiache, alcune patologie ormonali e il Parkinson.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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