Ricetta dei prodiani: patrimoniale da 113 miliardi

Lo studio di Nomisma: tassare al 10% i più ricchi per aiutare famiglie e imprese. Anche l'economista renziano Gutgeld è favorevole al prelievo sui redditi più alti

Il presidente di Nomisma, Pietro Modiano, con l'ex premier e fondatore della società, Romano Prodi
Il presidente di Nomisma, Pietro Modiano, con l'ex premier e fondatore della società, Romano Prodi

È sempre il solito, brutto vizio della patrimoniale. Cambiano i governi, ma la ricetta della sinistra per fare cassa resta la stessa. Sul nuovo corso del Pd targato Matteo Renzi incombe l'ombra di Romano Prodi che, attraverso uno studio di Nomisma, scodella un piano famelico per andare a rastrellare il 10% delle ricchezze delle famiglie più abbienti d'Italia.
In piena corsa per le primarie, Renzi aveva assicurato che dev'essere prerogativa della sinistra «chiedere di abbassare le tasse». Uno slogan irreale, lanciato forse per far scordare agli italiani le rapine messe a segno da maestri delle tasse del rango di Amato, D'Alema o Visco. Una volta salito al governo, il Pd ha infatti trovato sempre il modo per andare a colpire le ricchezze. Non stupisce, quindi, se in piena discussione sulla legge di Stabilità il pensatoio vicino a Prodi pubblica uno studio per andare a falcidiare i beni liquidi. Non contento della sfilza di tasse e nuovi balzelli ideati quando sedeva a Palazzo Chigi, il Professore è così tornato in pista per proporre al governo una nuova patrimoniale. Eccola lì la parola magica che fa brillare gli occhi a tutta la sinistra.

Nello studio pubblicato in questi giorni, il presidente di Nomisma Pietro Modiano e il capo economista Sergio De Nardis fanno passare il rilancio dell'Italia attraverso un ineludibile prelievo straordinario. Una patrimoniale, appunto. La società di consulenza ha già fatto una stima del gruzzoletto su cui il Tesoro potrebbe mettere le mani. Calcolando che la ricchezza liquida si aggira intorno ai 2.400 miliardi di euro e che il 47,5% di questo ammontare (ovvero 1.130 miliardi) è posseduto dal 10% più ricco delle famiglie italiane, Modiano e De Nardis propongono di approvare un prelievo una tantum del 10% su questa fascia. Prelievo che, stando ai calcoli, «darebbe luogo a un gettito di entrate per lo Stato di 113 miliardi di euro, sette punti percentuali di Pil, da distribuire alle famiglie più povere e alle imprese» in difficoltà.

In realtà, quello che il pensatoio di Prodi ha in mente non è una vera e propria una tantum. Ma una patrimoniale da ripetere nel tempo. «Se questa tassa sul patrimonio venisse pagata in quattro rate annuali di 28 miliardi - si legge nello studio - il bilancio pubblico potrebbe fornire uno stimolo equivalente nell'arco di un quadriennio all'economia, modificandone il sentiero di crescita». La manovra di prelievo straordinario dovrebbe essere, quindi, avviata nel 2014 per poi essere ripetuta nel triennio successivo, fino al 2017. Secondo gli economisti del centro studi bolognese, «la strada per reperire le risorse necessarie a un rilancio dell'economia italiana passa, dunque, per una mobilitazione straordinaria del risparmio di chi possiede di più a favore delle fasce più povere della popolazione e delle imprese che devono confrontarsi con la competizione internazionale».

I prodiani non sono certo gli unici ad apprezzare la patrimoniale. Sebbene Renzi abbia più volte allontanato la possibilità di praticare questa misura, il suo economista di fiducia, il democrat Yoram Gutgeld, la pensa diversamente. Tanto che nel piano economico da sottoporre a Letta ha infilato un prelievo sugli assegni più alti.

Non è da meno il responsabile Economia del Pd, Filippo Taddei, che per recuperare i fondi per gli assegni di disoccupazione vorrebbe tassare i redditi più alti il patrimonio. Insomma, alla sinistra il viziaccio di tassare le ricchezze non passerà mai.

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