Sul caso Sallusti i politici fanno i furbetti

Blitz falliti al Senato: nel testo sulla diffamazione inseriti emendamenti per salvare gli ineleggibili e punire la Gabanelli

Sul caso Sallusti i politici fanno i furbetti

«Politici cialtroni», «facciamola finita con questa pagliacciata». Se il diavolo si nasconde nei dettagli, i parlamentari preferiscono gli emendamenti. E così il cosiddetto ddl salva-Sallusti (nel tondo) diventa quella «bagarre» che il direttore de il Giornale aveva denunciato nei suoi editoriali. Un variopinto carrozzone in cui riesumando pratiche antiche - quelle dei decreti omnibus e delle Finanziarie «dentro tutto» - i parlamentari provano a infilare di soppiatto questa o quell'altra richiesta, camuffandola dietro numeri, commi, lettere e richiami incomprensibili ai più.

Questa volta a tentare l'affondo e a recare scompiglio è il pidiellino Gennaro Coronella. Un provvedimento dall'iter già di suo travagliato - il Senato avrebbe dovuto licenziarlo lo scorso martedì, direttamente in commissione, ma ora dovrà passare dall'aula dopo il passo indietro dei membri Pd, Idv e Api - viene messo a dura prova dall'irruzione sulla scena del'immaginifico sub-emendamento «salva-ineleggibili». In pratica in quattro righe il senatore propone una misura per cancellare l'ineleggibilità alla Camera dei presidenti delle Province. Per comprenderne le finalità ci vorrebbe, però, la stele di Rosetta dei commi parlamentari. Il sub-emendamento 1.1000/19, recita così: «All'emendamento 1.1000, dopo il comma 1 aggiungere il seguente: 1-bis. Al primo comma dell'art. 7 del D. P. R. 30-3-1957 n. 361 sono soppresse le lettere a) e b)».

La redazione di Napoli de la Repubblica azzarda un collegamento indiretto, ricordando la vicinanza territoriale del senatore con il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, tuttora deputato in carica. Riguardo al futuro, pare che Zinzi non voglia ricandidarsi a Montecitorio e lasciare spazio al figlio. Di certo la questione dell'ineleggibilità dei presidenti di Provincia, dopo essere balzata agli onori delle cronache nei giorni scorsi in seguito a una raffica di dimissioni propedeutiche a una futura candidatura in Parlamento, è destinata a tornare di attualità visto che suscita più di un mal di pancia nella classe politica sul territorio. In ogni caso la fantasiosa sortita di Coronella è stata stoppata sul nascere da Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato che sta esaminando il disegno di legge sui reati di stampa. «Cosa dovevo fare, l'ho cestinato per l'evidente estraneità della materia», spiega ai cronisti. Il testo è stato quindi eliminato dal fascicolo all'esame della commissione, riconvocata per martedì mattina per le votazioni sul ddl diffamazione.

Come se non bastasse nel provvedimento spunta anche un emendamento ribattezzato «anti Gabanelli», con riferimento alla conduttrice di Report, ma che in realtà riguarda tutti visto che toglie, di fatto, qualsiasi paracadute ai giornalisti, dipendenti o freelance, e

dichiara nulle le clausole che sollevano dalle conseguenze patrimoniali gli autori di eventuali reati a mezzo stampa. Come dire: stringiamo la tenaglia e usiamo Sallusti per dare un bello schiaffo alla libertà di stampa.

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