Sulle nomine Rai ora è guerra Il Pdl sventa il blitz Fli-Pisanu

Rinviato ancora il voto. Fallita l’imboscata per la candidata spinta dal Terzo polo: Schifani sostituisce il dissidente Amato con Viespoli. Pd e Udc: commissariamento

Sulle nomine Rai ora è guerra  Il Pdl sventa il blitz Fli-Pisanu

Dopo la fumata grigia e quella nera, non esce più fumo dalla Vigilanza Rai: il voto è rimandato di nuovo, manca il numero legale con l’assenza volontaria di Pdl e Lega (ma se si fosse presentato il radicale eletto col Pd Beltrani, il centrosinistra con 21 commissari avrebbe potuto votarsi il Cda che voleva...). Il punto è questo: non essendo cambiato il Parlamento, il Pdl vuole mantenere la maggioranza nel Cda Rai, che rispecchia i rapporti di forze parlamentari nella Commissione di Vigilanza Rai. I numeri, insieme alla Lega, li ha, per far passare quattro consiglieri di area, a meno che non ci sia un franco tiratore che vota in altro modo. Cosa che si è verificata col senatore Paolo Amato, pidiellino ma in quota Beppe Pisanu, la fronda cioè che fa riferimento all’ex ministro (Amato fu uno dei 27 che firmò il manifesto di Pisanu per «andare oltre il Pdl») che guarda verso Casini e gli ex democristiani per archiviare il berlusconismo.

Non a caso Amato ha votato per la figlia dell’ex ministro Dc Flaminio Piccoli, ovvero Flavia Piccoli Nardelli, che grazie al suo voto e a quelli di Idv, Api, Fli e Pd, ha superato il quarto uomo del Pdl per il Cda Rai. Un piano elaborato (si dice da Pisanu insieme a Gianfranco Fini, col benestare di Casini) per prendere di sorpresa il Pdl e non far passare il quarto consigliere, in modo che la maggioranza in Cda sarebbe stata di Pd e Terzo Polo. Che fare, dunque? Al primo voto il capogruppo Butti trova l’appiglio del nome scritto male su una scheda (Verri al posto di Verro) per ottenere l’annullamento. Poi una riunione lampo in cui si individua il colpevole nel senatore Amato, che promette di ripensarci e al secondo voto lascia la scheda bianca, con un pareggio che annulla di nuovo il voto. Ieri, il colpo di scena. Il «traditore» Amato dichiara che voterà la Piccoli e allora il Pdl corre ai ripari, e trova l’exit strategy nel regolamento della commissione, che all’articolo 2 prevede che la composizione dei venti seggi in Commissione sia fatta «in maniera da assicurare la rappresentanza proporzionale» dei gruppi parlamentari.

Siccome al Senato c’è il gruppo di Coesione nazionale, ai presidenti di Camera e Senato (la Vigilanza è bicamerale) è stato ufficialmente richiesto dal capogruppo Viespoli di avere un rappresentante in Commissione al posto di uno del Pdl. Martedì sera il gruppo di Coesione nazionale ha formalmente diffidato la Vigilanza a riunirsi in seggio senza prima aver ottemperato all’articolo 2 del regolamento: «Eleveremo contestazione formale in ogni sede istituzionale affinché vengano tutelati il pluralismo ed i diritti dei gruppi parlamentari». Il Pdl, dunque, ha preso la palla al balzo per togliere di mezzo il traditore Amato. Adesso subentrerà lo stesso Viespoli, ex finiano poi tornato nel Pdl, che dovrebbe votare coerentemente con le indicazioni del Pdl, dunque per Antonio Pilati. In questo modo il partito di Alfano otterrebbe il suo obiettivo, che è di arrivare alla campagna elettorale 2013 con una Rai (e quindi con i Tg, specie il Tg1) non ostile, mentre il Terzo polo e il Pd da tempo puntano a cambiare il direttore del primo Tg Rai con uno non di centrodestra.

Si va avanti, stamattina, col voto «a oltranza» (annunciato dal presidente Zavoli, che trova la situazione «sul punto di diventare gravemente pregiudizievole per la difesa del Servizio pubblico») per

eleggere il nuovo Cda. Sempre che sull’Aventino stavolta non ci vadano Pd e Udc, che ora chiedono il commissariamento della Rai. Procedura che però non è prevista da nessun regolamento né della Vigilanza né dell’azienda.

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