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Sulle passerelle di Parigi Italia batte Francia 3 a 0

ParigiScoppia l'orgoglio italiano sulle passerelle di Parigi grazie allo straordinario lavoro di Riccardo Tisci per Givenchy, Fausto Puglisi per Ungaro e Giambattista Valli per la linea che porta il suo nome. In questa specie di triplete stilistico il capocannoniere è senza dubbio Tisci che l'altra sera è sceso in campo con un concetto molto difficile da maneggiare: l'incontro-scontro tra le diverse culture e la moda. Ecco quindi perché le modelle di Givenchy hanno sfilato attorno all'installazione di sette auto lussuose apparentemente coinvolte in un gigantesco incidente stradale con tanto di vetri rotti e radiatori fumanti. Un gruppo di percussionisti africani ha eseguito dal vivo la colonna sonora: una specie di nenia dal ritmo ipnotico e al tempo stesso struggente. Africa, India e Giappone entravano ed uscivano da ogni modello con una stupefacente eleganza sotto il segno della più pura creatività sartoriale imparata nel rarefatto mondo dell'alta moda francese. Insomma il kimono incontra lo smoking e diventa una sublime veste da sera mentre il sari indiano e il burnus nordafricano si scontrano duramente con il reggiseno occidentale diventando gli abiti più sexy e al tempo stesso pudichi che si possano immaginare. Di una bellezza assoluta gli abiti da sera tra cui quelli interamente coperti di paillette appesi a sorprendenti scapolari in pizzo di pelle e quelli con le pieghe scure che nascondevano luccicanti e colorati sfondi degni di un idolo orientale. Alcune ragazze avevano incredibili maschere di cristalli colorati applicati direttamente sulla faccia: un trucco spettacolare eseguito dall'americana Pat McGrath su disegno dello stilista nato nel 1974 a Taranto e cresciuto a Cermenate in provincia di Como.
«Ma vi rendete conto di cosa siamo capaci noi italiani?» chiedeva a gran voce nel backstage l'irresistibile Fausto Puglisi, siciliano Doc partito giovanissimo per Los Angeles in cerca di fortuna e poi tornato in Europa con un'inesauribile voglia di fare. Lui parlava di Emanuel Ungaro, figlio di un sarto pugliese esule in Francia dove inventò un vocabolario di stile fatto da ruche, pois, veli di chiffon, maschile al femminile, sensualità, colori tipo turchese e giallino oltre all'incredibile precisione sartoriale. Puglisi ha reso tutto questo moderno, gioioso e godibile come non mai: per belle ragazze in cerca di futuro, ma anche per donne raffinate con molto passato alle spalle. Bravissimo anche Giambattista Valli con una collezione che definisce: «Omaggio a un momento intellettuale italiano». Nei suoi deliziosi modelli ci sono infatti riferimenti all'arte povera di Alighiero Boetti e Jannis Kounellis, ma anche agli indimenticabili costumi della Medea di Pisolini con quelle stupende spighe di grano dorate che nelle sue capaci mani di bravo couturier determinano la linea di un fulminante cappottino in raso duchesse color crema. Interessante anche l'idea di trasparente con pudore che Valli realizza aggiungendo decorazioni e volant nei punti strategici dei suoi modelli comunque epurati e più moderni di quanto non abbia fatto in passato rilanciando quell'estetica sartoriale anni Cinquanta cui comunque oggi attingono tutti i nuovi creativi. Modernissima la sfilata di Sacai, signora giapponese di grande talento per tutto quel che riguarda lo sport. Infatti per la sua bella collezione della prossima estate usa la rete delle canotte da basket, il nylon impermeabile e i tessuti trasparenti creati in laboratorio con giochi sapienti tra forme, colori e proporzioni.

Un po' troppo signorina-tu-mi-stufi la collezione di Stella McCartney con quella stampa cocco così inopportuna per una vegetariana convinta e quelle margheritine devorè fuori dal tempo come la tintura sui capelli di Sir Paul: il babbo che tutti le invidiamo.

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