Dopo l'inchiesta del Giornale sui bollettini del «canone speciale» inviati dalla Rai a migliaia di artigiani e imprese, e le nostre domande rivolte ai vertici della tv di Stato per spiegare l'operazione che sta facendo rivoltare le categorie, la Rai prova a fare chiarezza. Viale Mazzini sottolinea che non è lei a decidere gli importi, che il canone speciale è un'imposta dello Stato, e che non si è tenuti a pagarlo «se la visione o la ricezione radiofonica avviene per mezzo di un computer attraverso Internet» , ma solo se si usano - fuori dall'ambito familiare - «apparecchiature munite di sintonizzatore». Ma passiamo alle dieci risposte, con le nostre controdeduzioni in corsivo.
1) «Le lettere sul canone speciale sono comunicazioni informative prive di connotati precettivi o intimativi, nelle quali si descrivono i casi in cui si deve pagare il canone. In nessun passaggio della lettera si presume la detenzione di apparecchi assoggettati a canone, anzi si invita esplicitamente il destinatario ad effettuare il versamento soltanto qualora ci sia un apparecchio televisivo. La Direzione Canone ha potuto verificare che, in ambito canoni speciali, molto più che in ambito canoni per abitazioni private, il mancato adempimento fiscale deriva da assenza di conoscenza e consapevolezza della normativa. Le comunicazioni si pongono quindi in un'ottica esclusivamente informativa. Il bollettino allegato costituisce una facilitazione a beneficio di coloro che devono effettuare il versamento ma non è l'unico allegato. È presente anche una cartolina-questionario preaffrancata con la quale coloro che non ritengono di dover effettuare il versamento, senza alcun onere aggiuntivo e con un adempimento estremamente semplice, possono inoltrare alla Direzione Canone qualsiasi comunicazione.
Grazie, ma i dubbi restano tutti. Lo ha riconosciuto persino il sottosegretario al ministero dell'Economia (vostro azionista): le lettere della Rai sono un pasticcio. Qui a fianco pubblichiamo uno dei bollettini di pagamento allegati alle vostre comunicazioni. E sfidiamo chiunque a leggerlo come una «comunicazione informativa» e non come una richiesta di pagamento. Anche perché corredato da un perentorio «nel caso non aveste ancora provveduto vi invitiamo ad effettuare il pagamento per evitare così di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge». Informativa? Per non parlare poi della cartolina-questionario preaffrancata. Lì si invita il destinatario a specificare se «ha iniziato un nuovo abbonamento speciale» e a indicare l'importo versato e su quale conto corrente; o se «è già titolare di un abbonamento speciale» e quindi di denunciarne il numero. Poi, un vago, «altre comunicazioni». Anche qui difficile leggerlo diversamente da una verifica di pagamento.
2) Mediamente ogni anno vengono spedite circa 500.000 lettere che riguardano tutte le categorie interessate. L'ultimo blocco di spedizione è stato completato nel mese di giugno. Per svolgere questa doverosa attività la Rai arricchisce e aggiorna i propri archivi attingendo alla banca dati della Camera di Commercio, che garantisce dati ufficiali, originari e non rielaborati. La pianificazione dell'attività di contrasto dell'evasione del canone individua, anno per anno, le varie tipologie dei settori da raggiungere. Grazie a questa alternanza, nel corso degli anni, nessuna tipologia risulta esclusa. Non esiste assolutamente alcuna corrispondenza tra il recente provvedimento governativo e le comunicazioni che sono state inviate in queste settimane nell'ambito di una pianificazione di ordinaria amministrazione, nella sostanza analoga a quanto fatto in passato. Sono molti anni che questa procedura è in vigore e non è certamente una novità.
Sulle vostre lettere c'è la data di giugno 2014, cioè un paio di mesi dopo che si è saputo del taglio da 150 milioni di euro chiesto dal governo alla Rai. Che si è ritrovata a dover recuperare risorse e anche in fretta. Mezzo milione di bollettini di canone speciale (da minimo 203 euro a massimo 6.789 euro), spediti in massa (a chi lo deve e anche e soprattutto a chi non lo deve) potevano anche essere uno dei modi individuati. Come si dice, a pensare male si fa peccato, però...
3) La vigente normativa assegna alla Rai il compito della riscossione del canone speciale, che riguarda la detenzione fuori dell'ambito familiare di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di programmi tv. Il canone speciale ha natura tributaria come confermato dalla Corte Costituzionale. In adempimento di questa attività di natura pubblicistica, la Rai acquisisce informazioni presso i pubblici registri detenuti dalla Camera di Commercio. La Rai ovviamente non può conoscere a priori coloro che non sono in regola. Una migliore selezione dei destinatari delle comunicazioni non può essere fatta in questa fase di attività informativa perché la Rai non conosce se sono detenuti o meno apparecchi radiotelevisivi. Proprio per questi motivi si invia la comunicazione in cui viene chiesto se si possiede un apparecchio radiotelevisivo.
Il risultato è che chiunque sia iscritto alle Camere di commercio ed appartenga ad una delle categorie di attività da voi ritenute potenzialmente non in regola con il canone speciale, si ritrova a fare i conti con il vostro bollettino. La pesca a strascico nelle banche dati delle Camere di commercio sarà anche il metodo più semplice, ma certo non il più efficace (visto il mare di proteste che solleva).
4) I dati che la Rai attinge presso la Camera di Commercio sono rigorosamente non eccedenti rispetto alla propria finalità istituzionale di riscossione di un tributo. Infatti Rai non conosce né chiede dati come il numero dei dipendenti, la metratura ecc. Si tratta solo di dati come la ragione sociale, il codice fiscale, la partita Iva, la sede legale e eventuali sedi secondarie.
Ci limitiamo a riportare quel che ci raccontano fonti dirette. Ci sono titolari di aziende che ricevono la vostra lettera non all'indirizzo della sede legale dell'azienda, ma a casa loro (indirizzo diverso). La Rai li invia sulla base di altre informazioni in suo possesso?
5) Le imprese che ricevono le lettere Rai possono far pervenire comunicazioni alla Direzione Canone inoltrando la cartolina preaffrancata di cui si è detto, contattando il call center 199 123 000, gli sportelli al pubblico o l'indirizzo di posta elettronica dedicato: canonispeciali@rai.it. Non è mai richiesto che venga spiegato l'uso che viene fatto dei pc o di altre apparecchiature. Come ampiamente spiegato infatti è rilevante il tipo di apparecchio posseduto (non l'uso) e la circostanza che esso sia dotato o meno di sintonizzatore.
Molti lettori lamentano di aver provato a chiamare il call center (a pagamento) ma di non essere riusciti, dopo lunghe attese, ad ottenere alcuna risposta.
6) Quanto all'accertamento tecnico in merito all'adattabilità a ricevere programmi tv, la Direzione Canone, sin dal 2012, successivamente alla nota interpretativa del Mise, ha consolidato la prassi di inoltrare al contribuente che sia incerto sull'obbligo, un modulo nel quale indicare marca e modello degli apparecchi. Le strutture tecniche interne si fanno quindi carico di effettuare gli opportuni approfondimenti soltanto documentali inviando l'esito agli interessati. Deve essere ribadito con forza che è una informazione non corretta sostenere che si deve pagare il canone per l'uso di un normale pc.
Dunque, se capiamo bene, chi ha un computer senza sintonizzatore o uno schermo comunque non adatto a ricevere il segnale tv può tranquillamente ignorare la vostra lettera con bollettino? E magari archiviarla, insieme ad altre carte, nel cestino?
7) Nessuno deve pagare due volte per lo stesso apparecchio radiotelevisivo. Inoltre il canone ordinario (per uso privato) è distinto come ambito da quello speciale. Ad esempio, se un proprietario di albergo ha la sua abitazione all'interno dello stesso albergo, deve pagare il canone ordinario nel caso in cui abbia l'apparecchio televisivo in casa e il canone speciale per l'albergo. Al contrario, se all'indirizzo della sede legale dell'attività non esistono uffici, il destinatario della lettera potrà evidenziarlo con i canali di comunicazione già descritti.
È la Rai ad averci specificato che «nell'eventuale coincidenza della residenza anagrafica con la sede dell'attività professionale si potrebbe configurare sia l'obbligo di pagare il canone ordinario per abitazione privata che quello speciale per ufficio». Cioè, una partita Iva (già strangolata dalle tasse) che lavora da casa potrebbe sentirsi richiedere dalla Rai sia il canone ordinario che quello speciale. Forse non pagherà due volte «per lo stesso apparecchio radiotelevisivo», ma pagherà comunque due volte il canone Rai.
8) Il presupposto del canone ordinario (abitazione privata) e di quello speciale (fuori dell'ambito familiare) è sostanzialmente diverso. In base alla norma, tutti coloro che detengono un apparecchio televisivo fuori dall'ambito familiare sono tenuti al pagamento del canone speciale indipendentemente dalla circostanza di essere intestatari di una utenza ordinaria.
Quindi se il signor Rossi esce di casa con «un apparecchio atto o adattabile ai programmi tv», gli chiedete anche il canone speciale?
9) La normativa prevede il pagamento del Canone speciale per la detenzione di apparecchi non solo in locali pubblici o aperti al pubblico, ma anche genericamente «fuori dell'ambito familiare».
Norma molto generica con categorie molto vaghe. Forse non a caso.
10) La classificazione delle tipologie degli abbonamenti speciali è stata introdotta dalla legge 23 dicembre 1999 n 488. La determinazione degli importi del canone non è di competenza Rai ma viene annualmente fissata con decreto ministeriale. Come già detto la Rai si limita ad applicare la normativa in materia.
La normativa sul canone (ordinario e speciale) Rai è
obsoleta e fatta male, e certo non è Viale Mazzini ad averla scritta. Ma la Rai non può nascondere il sospetto che voglia fare cassa proprio sull'ambiguità della norma sul canone per aziende, artigiani e partite Iva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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