MilanoAdesso finalmente il Ruby-day ha una data: 17 dicembre. Quel giorno, in un'aula che si preannuncia come una bolgia di mass media e di pubblico, si terrà l'udienza decisiva del processo a Silvio Berlusconi per le feste di Arcore. E quel giorno la sorte del processo tornerà nelle mani della ragazzina da cui tutto è iniziato, questa bellezza senza arte né parte cui il caso ha dato da cambiare le sorti di un Paese. In un processo finora senza certezze, sarà la testimonianza di Ruby a fare pendere in modo decisivo la bilancia della sentenza.
La road map verso l'esito finale - che qualunque sia farà chiasso in mezzo mondo - viene fissata ieri al termine della nuova udienza. Ruby sarà l'ultima testimone della difesa. Poi si andrà alla requisitoria, alle arringhe e, verso la fine di gennaio, alla sentenza. Sentenza chiamata a stabilire non se le abitudini private di Silvio Berlusconi siano condivisibili, ma se l'ex presidente del Consiglio abbia davvero commesso i due reati che gli vengono contestati: avere usufruito a pagamento dei servigi erotici di Ruby sapendo che era minorenne, e avere poi convinto la questura di Milano a rilasciarla, quando venne fermata.
Ieri neanche l'arrivo in aula di due ex ministre della Repubblica scioglie i nodi ancora aperti. Arrivano, giovani e charmant, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, e tutto quel che se ne cava è l'ennesima conferma della fervida fantasia di Ruby, che nei suoi verbali raccontava di averle incontrate entrambe nelle allegre serate di Villa San Martino: mentre invece l'una (Carfagna) giura di non avere mai messo piede ad Arcore, e l'altra (Gelmini) esclude di avere mai preso parte alle cene con le fanciulle. E poiché entrambe appaiono pronte a riscontrare le loro affermazioni con documenti e rapporti di polizia, si può dare per certo che anche loro appartengono al gigantesco affresco di balle, fantasie e approssimazioni messo a verbale da Ruby, come le sparate su Clooney o Cristiano Ronaldo presenti al bunga bunga del Cavaliere.
Oggi che è un po' più adulta, Ruby stessa sostiene di essersi inventata di tutto o di più, e dà una versione minimalista dei suoi contatti ravvicinati con l'allora presidente del Consiglio. Ma cosa accadrà il 17 dicembre, quando l'avvenente fanciulla andrà a sedersi sotto giuramento sulla sedia dei testimoni, e dovrà sottoporsi non solo alle domande di Niccolò Ghedini e Piero Longo, difensori di Berlusconi, ma anche al tiro incrociato dei pubblici ministeri? Già in queste udienze Ilda Boccassini, quando prende il microfono per il controesame dei testi della difesa, sta dando un assaggio del trattamento che toccherà anche a Ruby: nessun dettaglio inesplorato, nessuna contraddizione lasciata passare.
Quale delle tante verità di Ruby uscirà da quell'udienza?
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