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Il Cav fa muro: "Niente trucchi. Larghe intese o si torni al voto"

Berlusconi: "Il Pd si assuma le sue responsabilità". Alfano: Mai parlato di governi del presidente con Napolitano"

Il Cav fa muro: "Niente trucchi. Larghe intese o si torni al voto"

«Vogliono scaricare su di noi responsabilità che hanno un nome e un cognome: Pier Luigi Bersani. In una settimana di mandato esplorativo ha continuato a comportarsi come segretario del Pd, ha anteposto gli interessi suoi e del suo partito a quelli del Paese e tutto ha fatto fuorché cercare di “ascoltare” come gli aveva chiesto Napolitano. Tanto che pur trovando il tempo di fare quella pagliacciata in diretta web con i capigruppo del M5S non ha sentito l'esigenza di farmi neanche una telefonata». Berlusconi è categorico. Lo è a tarda mattina durante le consultazioni con Napolitano, ma pure nel pomeriggio quando ha occasione di sentire al telefono alcuni big del Pdl.

Una posizione che non cambia neanche dopo l'apertura di Enrico Letta che di fatto dà un disponibilità del Pd a un governo del presidente. Il Cavaliere resta sugli scudi. «O c'è un esecutivo politico – ripete in privato – oppure niente». Perché, è il senso dei suoi ragionamenti, oggi una soluzione simile non sarebbe altro che «un esecutivo dell'ex presidente». Il senso è chiaro: che garanzia può avere il Pdl da un governo che nasce benedetto da Napolitano se non ci sono dentro ministri politici di Pd e Pdl e se dopo il 15 aprile al Quirinale andrà a sedere un altro capo dello Stato (magari ostile come Prodi)? «Nessuna», è la risposta di un Berlusconi che sul punto resta più che determinato.

Vista da Arcore, insomma, la partita continua a prevedere solo due scenari. Un esecutivo del presidente ma comunque di larghe intese e quindi con ministri politici oppure un governo garantito dal Colle e con tecnici indicati direttamente dai partiti. Con un dettaglio non indifferente per questa seconda opzione: Napolitano dovrebbe restare al Quirinale e farsi garante di un esecutivo tanto debole. Soluzione, questa, comunque percorribile con fatica e tra mille difficoltà. Perché il Pdl è scettico sui tecnici mentre la Lega è fortemente contraria, ma anche perché bisognerebbe far coincidere la votazione per la presidenza della Repubblica con il via libera al nuovo esecutivo. È escluso, infatti, che Berlusconi dia il suo placet senza avere certezze sul Colle.
E un bis di Napolitano è stato oggetto anche delle consultazioni al Quirinale visto che il Cavaliere sarebbe tornato a chiedere al capo dello Stato la sua disponibilità a un secondo mandato. In un momento del genere – sarebbe stato il senso delle sue parole – l'unico in grado di farsi garante dell'unità del Paese. Un bis che non dovrebbe necessariamente durare altri sette anni, visto che Napolitano – chiusa la fase più delicata, magari fra qualche anno – potrebbe decidere di dimettersi.
Anche a tarda sera, dunque, resta il muro contro muro. E lo si capisce anche dal durissimo comunicato di Alfano. «Mai e in nessun caso – dice il segretario del Pdl – il capo dello Stato nei colloqui con noi ha preso in considerazione e quindi neppure avanzato ipotesi di cosiddetti “governi del presidente” o “istituzionali” o “tecnici” che avrebbero visto comunque la contrarietà non solo nostra ma della enorme maggioranza degli italiani dopo la fallimentare esperienza del governo Monti». Una presa di posizione netta, soprattutto alla luce delle aperture arrivate da Enrico Letta. Un modo per dire che il governo del presidente non è mai stato sul tavolo. Il Pdl, dunque, punta il dito contro il Pd che «raccoglie quel che ha seminato». «A questo punto – conclude Alfano – ci rimettiamo con fiducia alle valutazioni di Napolitano».
Anche se ad Arcore la strada più probabile sembra sempre più quella delle elezioni anticipate. Berlusconi non le teme. Anzi, è già al lavoro sulla campagna elettorale.

«Niente trucchi, o si fa un governo di larghe intese e il Pd si assume le sue responsabilità – dice ai suoi l'ex premier – oppure si torna alle urne».

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