RomaQuella fondazione non s'ha da fare, o si doveva costituire in altro modo. Sono stati maldestri gli ex An nel passare i molti beni del partito in scioglimento alla nuova Fondazione An, e ora il Tar dà ragione ai ricorrenti di Fli (quasi tutti), cioè Bocchino, Raisi e Antonio Buonfiglio (deputato, uscito però da Fli), che contestavano la procedura. Il tribunale amministrativo ha accolto la loro richiesta, sospendendo quindi il riconoscimento giuridico della Fondazione An, in cui dovrebbe confluire il patrimonio, politico ma anche economico, dell'ex An. «Non si sono realizzate le condizioni individuate come necessarie dall'Avvocatura dello Stato», scrive il Tar. Aggiungendo che inoltre «sussistono interessi di rilevanza pubblica», vale a dire che di mezzo ci sono i rimborsi elettorali che entro il 31 luglio dovranno arrivare nelle casse dell'ex An, e che sarebbero finiti nella Fondazione se non fosse stata per l'appunto sospesa dal Tar.
A questo punto la Camera dovrà esprimersi sull'ultimo rendiconto di An, che conteneva il trasferimento dei soldi alla Fondazione. Parliamo di 55 milioni di euro in depositi bancari, più le partecipazioni in tre diverse società, due immobiliari e poi l'editrice del Secolo d'Italia. Le due immobiliari, hanno un valore iscritto a bilancio di 6milioni di euro, ma è una cifra simbolica, perché hanno in pancia quasi 70 immobili sparsi per tutta l'Italia, frutto dell'eredità decennale del Msi.
Con la sentenza del Tar, che sospende il provvedimento del prefetto di Roma con cui era stata concessa personalità giuridica alla fondazione ex An, di fatto viene bloccato tutto il patrimonio. Perché l'associazione politica An non c'è più, essendosi sciolta per dar vita ad una fondazione che però non è giuridicamente valida. Un bel caos. A cui si aggiungerà presto un nuovo ricorso da parte di Fli più Buonfiglio, che punterà stavolta a far revocare le determine congressuali con cui era stato deciso di non dividere il patrimonio di An tra colonnelli confluiti nel Pdl e finiani, ma di rimetterlo per intero nella fondazione, guidata da un consiglio di amministrazione fatto solo da pidiellini.
Quella torta invece fa gola anche agli altri nipotini di Almirante, che ne reclamano una parte come legittima, chiedendo la liquidazione dei beni. «Prendo atto della decisione del Tar, che comunque rappresenta un provvedimento cautelativo, di durata provvisoria» dice il senatore Mugnai (Pdl), presidente del Cda della Fondazione An.
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