Tassa sulle banche, per FI caso chiuso. Ma Tajani avverte: "Modifiche al testo"

Il leader azzurro: "Nessun attrito con Giorgia ma sul decreto si poteva fare meglio"

Tassa sulle banche, per FI caso chiuso. Ma Tajani avverte: "Modifiche al testo"
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Nell’intervista a testate unificate in cui Giorgia Meloni rivendica come esclusivamente sua la scelta sulla tassa per gli extraprofitti delle banche, gli azzurri leggono anche la velata volontà di scusarsi per come è stata condotta la questione in Consiglio dei ministri. Con Antonio Tajani, leader azzurro, vicepremier e ministro degli Esteri, c’è stato un franco chiarimento e ora il capo del governo riconosce pubblicamente di essere inciampata quantomeno su un problema di metodo e di dover rafforzare la condivisione delle decisioni con gli alleati.

Nessuno, e tanto meno il segretario di Forza Italia vuole coltivare la polemica, ma solo dopo essersi fatto sentire, lamentando le modalità del blitz e anche il merito del provvedimento. «Capisco le sue ragioni come lei le mie, ma non cambio idea - spiega Tajani al Giornale, facendo un po’ il verso a Giorgia-, sui contenuti del decreto si poteva fare meglio, ora però andiamo avanti e miglioriamo il testo in Parlamento». Il numero uno di Fi assicura: «Nessun attrito con Giorgia, il colloquio che abbiamo avuto è stato positivo, serve sempre confrontarsi, per lavorare meglio insieme. Il nostro è un partito serio, credibile, responsabile e affidabile, ma è anche un partito liberale e vuole ricordare alla maggioranza che non serve più Stato ma meno Stato, che è lo Stato ad essere al servizio dei cittadini e non il contrario».

La piccola bufera tra alleati insomma sembra superata, ma dentro Fi ora si lavora agli emendamenti che dovranno raddrizzare il testo del decreto, in sede di conversione. «Stiamo studiando le necessarie modifiche - dice Tajani-, certo presenteremo degli emendamenti per escludere la tassa per le piccole banche, quelle di credito cooperativo, le popolari, che hanno come soci piccoli imprenditori. Il mondo delle banche di prossimità è da tutelare. Il secondo punto riguarda la necessaria deducibilità fiscale della tassa, che dev’essere una tantum, non ripetibile».

Un altro punto sul quale Meloni e Tajani si trovano poco in sintonia riguarda Marine Le Pen, nella possibile nuova maggioranza europea tra popolari e conservatori.

La premier dice di non porre veti e aspetta il voto di giugno 2024, il leader di Fi invece ribadisce il suo no. «Non è questione di veti- sottolinea Tajani-, ma di pragmatismo: con Le Pen non si alleerà mai nessuna delle famiglie europee, dunque il suo partito non farà parte di una maggioranza europea. Così la pensa il Ppe che rappresentiamo in Italia, ma credo che neppure i conservatori, compresi quelli polacchi, vorranno fare un accordo con Le Pen».

Paolo Barelli capogruppo alla Camera di Fi, dice di ritenere che Meloni e il gruppo dei conservatori europei che guida, «facciano il tifo per un governo di centrodestra all’italiana in Europa e a questa missione dovranno partecipare tutti quelli che credono nell’Europa. La Le Pen non è tra questi, a meno che non si ravveda radicalmente, quindi è difficile che popolari e conservatori possano allearsi con lei».

Quanto alla tassa sulle banche, Barelli sottolinea: «Giorgia Meloni si deve fidare di Fi e specialmente di Antonio Tajani, suo deciso sostenitore, uomo di ampie esperienze ai massimi livelli. Come si è dimostrato, sarebbe stato per lei un prezioso consigliere in questo caso. Non credo che la premier abbia voluto nascondere la sua decisione, ma se le argomentazioni erano valide, rimane il fatto che i mercati hanno reagito con una perdita di 9 miliardi di euro». Insomma, la leader di FdI avrebbe dovuto studiare il decreto con Tajani e poi consultare l’Abi.

«Per Fi le banche devono contribuire alla ripresa economica del Paese- dice Barelli-, ma se fossero state messe attorno ad un tavolo magari si sarebbe trovata una migliore formula condivisa e si sarebbe raggiunta una somma superiore. Il governo ha incontrato i tassisti e non lo fa con il sistema bancario che deve sostenere la sua politica economica?».

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