Niente muro contro muro. Non solo sul fronte politico con i ripetuti attestati di stima e sostegno al governo Letta, ma pure sul versante giudiziario visto che anche ieri Silvio Berlusconi ha deciso di seguire la linea del «cessate il fuoco» nei confronti dei magistrati e si è presentato nella caserma dei carabinieri di Bari per essere ascoltato in merito a uno dei filoni d'inchiesta su Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola.
Un Cavaliere «disponibile» e «di ottimo umore», stando alla cosiddetta «iconografia ufficiale». Forse troppo ufficiale se pure Paolo Bonaiuti si limita a parlare di «nuovo approccio friendly», visto che con tutta la buona volontà del mondo Berlusconi continua comunque a tenere a freno la voglia di ribaltare il tavolo. Non sul fronte politico, sia chiaro. Ma su quello processuale, tanto che chi ieri lo ha sentito commentare la deposizioni di Ruby al processo in cui sono indagati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti non l'ha trovato per nulla di buon umore. Anzi.
Detto questo, la linea è quella della prudenza e del dialogo. Perché l'obiettivo, ripete il Cavaliere nei suoi colloqui privati, è quello della «pacificazione». «Mettere fine è il senso del suo ragionamento a due decenni di conflitto permanente. Io sto facendo quanto in mio potere da ogni punto di vista, sul fronte politico e su quello giudiziario». Di qui il sostegno pieno all'esecutivo, senza se e senza ma e tirando il freno a mano ai tanti falchi che ci sono nel Pdl. Ma pure la nuova strategia «friendly» sul fronte dei processi, al punto dal farsi sentire dai magistrati senza obiezione alcuna due volte nel giro di pochi giorni nel filone Tarantini-Lavitola. Insomma, il tentativo è quello di una «pacificazione» non solo politica ma anche giudiziaria.
Un Berlusconi che comunque non perde l'occasione di andare all'incasso dei primi risultati «utili» delle larghe intese. Con tanto di videomessaggio postato su Facebook a sostegno dei candidati per le amministrative per mettere il cappello sulla decisione del Consiglio dei ministri di sospendere la rata di giugno dell'Imu. Un nostro «primo successo», dice il Cavaliere. Che poi aggiunge: la sinistra era «sicura di vincere» le elezioni si è trovata in realtà a dover «fare i conti» con il Pdl e con la sua «vigorosa rimonta». D'altra parte, che il leader del Pdl s'intestasse la vittoria sull'Imu era cosa piuttosto scontata. Non solo perché è stato uno dei suoi cavalli di battaglia durante la campagna elettorale, ma pure perché sull'Imu il Cavaliere è stato poi inseguito sia dal Pd che da Mario Monti arrivando di fatto a dettare l'agenda della campagna elettorale. Con un dettaglio. «Questo è solo il primo step, perché l'obiettivo non è certo la sospensione ma la cancellazione dell'Imu», ripete Berlusconi prima di partire alla volta di Bari. «Su questo aggiunge non arretreremo di un centimetro». Una presa di posizione che lo stesso Berlusconi aveva ripetuto giovedì sera durante una cena elettorale con il sindaco uscente di Roma Gianni Alemanno. Sia nel discorso pubblico che nei capannelli con i vari ospiti, infatti, l'ex premier era stato chiaro: «L'abolizione dell'Imu è la condicio sine qua non per poter andare avanti nel sostegno all'esecutivo». Quasi un avvertimento ad Enrico Letta, che avrebbe tempo fino al mese di agosto per lavorare ad una riforma complessiva.
Un mese caldo, dunque.
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