Può una malattia tenere banco in un'aula di tribunale? La tubercolosi ha questo potere perché trascina a giudizio medici, infermieri e ospedali interi a cui si chiedono risarcimenti milionari. Ma il brutto è che questa insidiosa malattia non è affatto un ricordo del passato o un evento eccezionale. La Società di malattie infettive sostiene che in Italia sia in forte crescita e l'epidemiologo Gianni Rezza, dell'Istituto superiore di Sanità, ammette che «non c'è allarme, ma si assiste ad un lento e graduale aumento di Tbc nei giovani extracomunitari tra i 15 e i 24 anni». L'unica notizia egoisticamente positiva è che non c'è ancora un travaso di casi tra i giovani italiani. Ma sembra solo questione di tempo. Discoteche e scuole favoriscono il diffondersi del virus e il contagio e basta un ragazzo positivo per creare un disastro. Per il momento sono in subbuglio all'Istituto alberghiero di Montecatini dove tredici studenti sono risultati positivi al test Mantoux. Non si capisce ancora dove questi giovani abbiano preso il virus ma il caso conferma che i contagi di massa esistono e non si può abbassare la guardia su questa patologia. Del resto, il ministero della Salute, già nel 2011 scriveva: «La tubercolosi è in lento ma progressivo aumento soprattutto nelle grandi città dove la sua incidenza è fino a 4 volte maggiore rispetto alla media nazionale».
E ieri Massimo Andreoni, Presidente Simit, ha rincarato la dose: «La tubercolosi è una malattia fortemente in crescita, a causa della globalizzazione e dell'immigrazione». Dunque, la Tbc è una brutta bestia. Provoca ricadute sanitarie e una serie di effetti a catena altrettanto pericolosi. Come gente che finisce sotto processo per non aver controllato o per non essersi fatte controllare. É il caso dell'ex direttore generale del Policlinico Umberto I e l'ex commissario straordinario che in questi giorni hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagini, che precede la richiesta di rinvio a giudizio per i fatti del 2012. Nel gennaio di due anni fa, lo ricordiamo, vennero ricoverati nello stesso reparto di terapia intensiva pediatrica una paziente di 19 anni con la tubercolosi e due bambini con patologie minori. Uno dei due e la mamma dell'altro furono contagiati assieme ad un'infermiera. Un altro caso sta tenendo banco tra aule di tribunale e sale d'attesa in ospedale. Quello che riguarda i 164 bambini nati al Policlinico Gemelli di Roma tra il primo gennaio e il 28 luglio 2011, risultati positivi al batterio della tubercolosi. La perizia disposta dal gip, il 31 maggio 2012, non è stata ancora consegnata sul suo tavolo né su quello del pubblico ministero titolare del fascicolo, nonostante sarebbe dovuta esser pronta per il 15 novembre.
Quindi, dopo ben 15 mesi ancora non si sa ancora come e quanto saranno risarciti questi bambini e i loro genitori. Anche 29 lavoratori del dipartimento di pediatria del Gemelli erano risultati positivi al bacillo di Koch ma del loro destino non si ha traccia. Di sicuro ci sono le richieste milionarie dei contagiati che non si capisce come faranno ad essere soddisfatte da ospedali sempre in crisi di liquidità.
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