Quando si dice che una telefonata allunga la vita. Arcore, domenica pomeriggio. Volente o nolente, Silvio Berlusconi passa la giornata a occuparsi del caso Lombardia. Ma, inevitabilmente, la discussione vira sui destini del Pdl. E di quello che il Cavaliere intende farne. E così, attorniato da Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Mario Mantovani e Luigi Casero, prima di tutto l'ex premier ci tiene a confutare le letture dei giornali (tutti) che in questi giorni hanno raccontato di una profonda divergenza tra la sua linea e quella di Angelino Alfano. E per fugare qualunque dubbio Berlusconi decide di alzare il telefono e chiamare il diretto interessato. «Angelino, mi dicono che abbiamo litigato così tanto che forse non dovremo neanche parlarci», scherza l'ex premier. Un modo per cercare di chiudere la querelle di questi giorni, anche se al netto dei toni concilianti e della conversazione come sempre amichevole è difficile pensare che Berlusconi e Alfano non continuino a essere su posizioni diverse. Il primo incerto tra il resettare il Pdl da zero oppure semplicemente cestinarlo e il secondo convinto sia possibile un rinnovamento ma senza fare necessariamente terra bruciata di quel che c'è adesso. Sfumature, ma fino a un certo punto.
Come non è affatto un dettaglio che Alfano decida di accelerare sul fronte «rinnovamento». Certo, lo pressano non poco i big di via dell'Umiltà. Non è un caso che Gianni Alemanno abbia presentato ieri il suo manifesto per la rifondazione del centrodestra in cui pone il 28 ottobre (giorno delle elezioni in Sicilia) come dead line e immagina una sorta di appuntamento congressuale per novembre. Così ci sta che anche Alfano spinga. Non mette sul tavolo date certe, ma la parola «magica» la pronuncia: «Rinnovamento». «A breve presenterò la squadra che ci accompagnerà fino alle elezioni politiche», dice il segretario del Pdl intervenendo al convegno di Magna Carta organizzato a Norcia da Gaetano Quagliariello. I tempi dovrebbero essere stretti, ma tutto sta a capire cosa si intende per «nuova squadra». I rumors raccontano di un azzeramento dei coordinatori regionali del Pdl e di un ufficio di presidenza da rivedere profondamente e nel quale dare spazio ai quarantenni.
Berlusconi avrebbe dato una sorta di placet. Anche se il Cavaliere continua a pensare che «prima di prendere ogni decisione è fondamentale sapere con quale legge elettorale si andrà a votare». L'ha ripetuto ieri pomeriggio durante l'incontro ad Arcore in cui si è affrontato il nodo Lombardia, dando ai suoi interlocutori l'impressione di non aver preso ancora una decisione. Ma se si vota con questa, è stato il ragionamento, allora è meglio dividersi e presentarsi con più liste. Infine l'affondo sulla legge di stabilità approvata qualche giorno fa dal Consiglio dei ministri ed ora all'esame della Camera. «Non aiuta l'economia reale e va profondamente modificata», dice il Cavaliere invitando Romani e Casero a lavorarci sopra. Una linea decisamente meno filo-montiana di quella di Alfano. D'altra parte, anche sulle alleanze per il futuro pare che i due non la vedano allo stesso modo. Ieri parlando del Pirellone Berlusconi ha insistito per «tutelare» l'asse con la Lega ed è chiaro che lo ha fatto anche in vista delle politiche del prossimo anno.
Alfano, invece, continua a lavorare per «l'unità dei moderati» e spera che Pier Ferdinando Casini possa tornare sui suoi passi se in Sicilia Rosario Crocetta - candidato di Pd e Udc - dovesse davvero perdere come lasciano pensare i sondaggi. Una strada che non convince il Cavaliere. «Pier ha già deciso che non starà dalla nostra parte», ripete da tempo nelle sue conversazioni private.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.