Terzi nella bufera (poco) diplomatica «Dopo questa figuraccia si dimetta»

Terzi nella bufera (poco) diplomatica «Dopo questa figuraccia si dimetta»

RomaIn Transatlantico sono giorni che circola una battuta feroce sul governo Monti: «Nel tartassare i cittadini siamo primi; ma in diplomazia siamo... Terzi». Sì, il ministro degli Esteri Giulio Maria Terzi di Sant’Agata è nell’occhio del ciclone per almeno tre capitoli. India: pessima figura per aver agito tardi e male nella vicenda dei due marò. Urru: poca chiarezza nella gestione del caso della cooperante italiana rapita nel Maghreb. Nigeria: scarso peso nella questione relativa al blitz fallito, costato la vita al nostro Franco Lamolinara, con tanto di ammissione dello stesso ministro: «Nessuno ci aveva informati». Ricostruzione peraltro smentita da Londra. Monti preferisce sposare la linea della fermezza con la Gran Bretagna, me senza strappi diplomatici, e in serata i due ministri degli Esteri Terzi, appunto, e Hague, per salvare almeno le apparenze, dichiarano congiunti la volontà di «continuare a lavorare insieme contro il terrorismo». Il premier ha anche riunito il Comitato interministeriale per la sicurezza (Cisr) dopo aver visto i vertici dei servizi segreti. E il Cisr, organo di governo che sovraintende al funzionamento dell’Intelligence, sarà d’ora in avanti riunito in permanenza per occuparsi dei casi Nigeria e India.
In ogni caso al centro della polemica, ancora una volta, c’è Terzi di Sant’Agata, capo della Farnesina dove, si mormora, ci sia una guerra in atto. Da una parte il ministro; dall’altra il potente segretario generale, Giampiero Massolo. Tra i due non corre buon sangue anche perché Massolo, abilissimo conoscitore della «macchina», era in pole per guidare il dicastero dopo il passo indietro di Berlusconi. Oltre a lui Gianni Castellaneta, ex ambasciatore a Washington, e Giancarlo Aragona, ex ambasciatore a Mosca e Londra. Eppure tra i tre contendenti spuntò proprio Terzi, imposto da Gianfranco Fini che di Terzi è un vecchio amico. Pare che alla Farnesina la coabitazione tra Massolo e Terzi sia difficile, per usare un eufemismo. A surriscaldare gli animi, già caldi per le rispettive ambizioni, il fatto che il ministro avrebbe agito seguendo una sorta di spoil system all’interno del ministero. Terzi, infatti, si sarebbe portato da Washington molti suoi uomini nel tentativo di depotenziare il rivale. Una lettura, questa, logicamente e diplomaticamente smentita da entrambi.
Frizioni interne, errori di linea, e di sicuro anche una buona dose di sfortuna, hanno fatto sì che le quotazioni di Terzi scendessero in picchiata. Aspre critiche sono arrivate dalla Lega che, con Maroni, ha chiesto la testa del ministro degli Esteri: «Dopo la figuraccia sui marò il governo (per nulla) autorevole dei professori si fa prendere per il c... dagli inglesi nella tragica vicenda dell’italiano ucciso in Nigeria. Credo che si debba dimettere». Critica che ha fatto perdere la testa a Terzi che ha sbottato: «Maroni farebbe meglio a occuparsi delle vicende interne alla Lega e spiegare cosa sta accadendo a Milano, invece di distogliere l’attenzione parlando di vicende che non conosce». Riferirà in Parlamento, fa sapere il ministro, anche se quando non si sa, ma critiche piovono anche dall’ex ministro Ronchi: «È il momento più basso della politica estera italiana», mentre il predecessore Frattini ricorda solo: «Quando ero al governo, noi siamo stati informati prima quattro volte: una volta non siamo stati d’accordo e il blitz non si è fatto».
Ma malumori sono arrivati anche da ambienti finiani, come si è detto principali sponsor di Terzi. E qui si racconta un’altra sfasatura, tutta interna al Fli. Sì perché quello che era l’uomo di fiducia di Fini, Italo Bocchino, in un’intervista al Messaggero ha espresso tutte le sue perplessità sulla Farnesina (sentimento peraltro condiviso da molti fillini): «Il noviziato è un prezzo che tutti devono pagare - ha detto -. E la politica è più sgamata dei tecnici». Un graffio bello e buono a Terzi.

Che fa il Fli, scarica il suo uomo della Farnesina? Ni: perché nel giro di poche ore Fini faceva arrivare alle agenzie di stampa la nota secondo cui «Il presidente della Camera ha piena fiducia nell’operato del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, e dei nostri Servizi segreti». Insomma, Fini ha (ri)scaricato Bocchino che ha un po’ corretto il tiro: «Sulla Nigeria, posso dire che noi, che abbiamo un ottimo ministro degli Esteri tecnico, Terzi...».

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