New YorkFuori 10 gradi sotto zero e mucchi di neve da tutte le parti: i resti di Nemo, la tempesta perfetta che per due giorni ha flagellato New York. Dentro una struttura a gradoni alta dieci metri con 370 tra ragazzi e ragazze disposti in fila su 5 piani per presentare la collezione Moncler Grenoble sotto la cupola di specchi della Gotham Hall, un'ex banca d'affari privata. È un colpo d'occhio impressionante, qualcosa che mischia i gironi dell'Inferno dantesco nelle illustrazioni di Dorè con una rappresentazione gotica del bosco incantato di Biancaneve. In più c'è la musica con il tema ripreso da Metropolis di Fritz Lang trasmesso in loop che scandisce l'arrivo della luce a sciabolate sui modelli per cui il colore di stagione è verde bosco.
«Stile e performance» sintetizza Remo Ruffini, patron del marchio del galletto che nel 2012 ha compiuto 60 anni e che non è mai stato tanto di moda grazie a un'intelligente lavoro di marketing dietro allo stilismo. Così dopo il successo delle linee couture (Gamme Rouge per la donna disegnata da Giambattista Valli e Gamme Bleue per l'uomo firmata da Tom Browne) tre anni fa è stata lanciata Moncler Grenoble, linea tecnica progettata da un ufficio stile interno che utilizza con raro senso estetico materiali altamente performanti come membrane ultra-attive, tessuti waterproof, fodere e imbottiture ultralight ma super calde, traspiranti, antivento e chi più ne ha più ne metta.
Anche da Alexander Wang, giovane designer taiwanese alla vigilia del suo debutto sulla passerella parigina di Balenciaga, il mood di collezione è molto da montagna incantata e freddo polare in città con grandi cappotti grigi chiusi da robusti intrecci tra martingale e cinture. Lo stesso tipo di allacciatura seducente e concettuale oltre ogni dire è stata lanciata negli anni Ottanta da Rei Kawakubo per Comme des Garçons, ma all'epoca Wang non era ancora nato e in ogni caso nessuno finora aveva rielaborato l'idea. Tutti i cappotti hanno interessanti giochi di materiali per cui se sotto c'è il lapin lo sprone è in alpaca e le maniche di pelle imbottita. Meno belli anche se molto volenterosi i capi da sera: Wang sembra studiare le linee boxy (cioè a scatola) che hanno caratterizzato Balenciaga nella visione di Nicholas Guesquiere, con il pragmatismo e tutto sommato la freschezza di un ragazzo americano figlio tra l'altro del re delle T-shirt di Taiwan, uno dei più importanti fornitori al mondo di Zara.
Victoria Beckham fa un passo indietro rispetto al suo solito stile supersexy e superchic facendo un notevole passo avanti verso la modernità di una moda che non può più ignorare i cambiamenti in atto nella società. Finalmente anche le sue modelle filiformi e ultrapalestrate come lei sembrano affrontare i rigori dell'inverno con un'onesta sottana dritta sotto alla blusa tagliata a T e all'ampio cappotto allacciato a kimono su un fianco. Bellissimi i materiali (alpaca del tipo «spazzolino», cashmere e gabardine) e molto scolastico anche se ben fatto l'uso del colore a blocchi: nero, tabacco e blu copiativo oppure viola, marrone e nero o blu-black.
Molto divertente la sfilata di Altuzarra, venticinquenne (o giù di lì) designer con padre di origini franco-ispaniche e madre asiatica.
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