"Il tuo cervello è tra le cosce". "Atreju o Atroie". "Merda umana". "A testa in giù". Questi sono i commenti ricevuti da Veronica Passaretti, ufficio stampa di Maria Chiara Iannarelli, consigliere della Regione Lazio, che nei giorni scorsi ha partecipato ad Atreju come altre 100mila persone. La giovane professionista frequenta la manifestazione di Fratelli d'Italia da ormai dieci anni e, come è d'uso fare, ha condiviso alcune immagini della kermesse sul sui social, ricevendo in cambio quasi 500 commenti con insulti vari, anche ti stampo sessista come si evince da quelli riportati. Che sono solo alcuni, e nemmeno i più violenti.
La sua unica colpa, se di colpa si può parlare, è aver preso parte a una manifestazione organizzata dal partito di maggioranza del governo e quel che deve fare maggiormente riflettere è che, ancora una volta, a riversarle addosso così tanto odio sono coloro i quali invocano la Costituzione, che si dicono democratici e che sono sempre pronti a scendere in piazza contro il patriarcato e per il femminismo. Ma sempre e comunque quando fa comodo a loro, perché Passaretti è solo l'ultima di una lunga serie di donne insultate per le quali la solidarietà latita, solo perché si trova da quello che, secondo loro, non frequenta "il lato giusto della storia". Quante volte il premier Giorgia Meloni è stata insultata, minacciata e offesa con i peggio insulti sessisti, senza che al sinistra abbia alzato la voce per condannare tutto questo?
Ed è probabile che per Passaretti sarà lo stesso, nonostante la gravità delle offese ricevute. In sua difesa finora si è schierata l'associazione giornaliste d'Italia che, con un post social, ha denunciato l'accaduto: "491 commenti offensivi e minacce per aver postato delle foto scattate ad Atreju. È accaduto alla collega Veronica Passaretti, obiettivo degli haters sui social. Una storia che, purtroppo, si ripete con un accanimento che lascia stupefatti. L'associazione Giornaliste Italiane condanna quanto accaduto alla nostra collega. A Veronica va la nostra solidarietà". Ora non resta che attendere la solidarietà anche di altri che, davanti a questi commenti, vorranno offrire la propria vicinanza a una giovane collega.
Raggiunta da il Giornale, Veronica Passaretti ha spiegato: "Sono andata ad Atreju, come ogni anno da dieci anni a questa parte. Come di consueto, ho condiviso alla chiusura un carosello di foto questa volta sul social Threads, che mi ritraevano in quella che per me è una manifestazione meravigliosa, un luogo che definisco casa. In risposta ho ricevuto 491 commenti carichi di odio: offese, insulti e attacchi di ogni genere. Fortunatamente so bene chi sono e posso continuare a camminare a testa alta, senza lasciarmi scalfire. La riflessione che sento di fare, però, è un’altra: gli stessi paladini di sinistra che si proclamano a favore dei diritti delle donne e che urlano contro i 'fascisti' sono i primi a fomentare l’odio per poi accusare gli altri di esserne portatori. Lo abbiamo visto anche nel caso Kirk, che dimostra quanto questo clima sia pericoloso". La democrazia, ha aggiunto, "non è un concetto astratto né acquisito una volta per tutte: è fragile e richiede cura quotidiana. Viene minacciata ogni volta che l’odio politico prende il posto del confronto, assumendo le forme della violenza verbale, dell’intimidazione, della delegittimazione delle persone e delle istituzioni, o della strumentalizzazione del dissenso. Ogni atto che trasforma l’avversario in un nemico personale mette a rischio la convivenza civile e impoverisce lo spazio democratico.
Criticare è legittimo, odiare no. Di fronte a questa deriva è necessario difendere con fermezza lo spazio del confronto civile, educare alla distinzione tra avversario e inimicus, e contrastare l’odio in ogni sua forma".