RomaColpevole o innocente? Vittima di truffa o truffatore? Fino a che punto ci si può spingere per il desiderio di un figlio? Anche fino al punto di pagare una donna estranea per affittare il suo utero spedendo il proprio seme per posta? E quando il bambino frutto della maternità surrogata è nato è giusto toglierlo ai genitori? O si finisce soltanto per far del male al più debole e indifeso? In molti paesi la fecondazione eterologa e la maternità surrogata sono permessi. In Italia no. Dal conflitto della nostra legislazione con le altre conseguono casi drammatici oltretutto sempre più frequenti a causa dell'aumento del cosiddetto turismo procreativo e che a causa di diverse interpretazioni della legge possono concludersi in modo opposto. È il caso di una coppia di Crema che di fronte a insuperabili problemi di sterilità ha fatto una scelta estrema, quella della maternità surrogata. La coppia si è rivolta alla clinica Biotexcom Center di Kiev, in Ucraina, dove è possibile trovare ovuli fertili e uteri da affittare. Ovviamente a caro prezzo. Una donna ha accettato di far impiantare il seme dell'uomo in un suo ovulo e ha poi portato avanti la gravidanza per la coppia al costo di circa 40.000 euro. La maggioranza delle pratiche sarebbe stata eseguita tramite mail e pure il seme dell'uomo congelato sarebbe stato inviato per posta.
Una volta nato il bambino è stato registrato come figlio legittimo dei due italiani che tornati in patria hanno registrato l'atto presso il loro comune di residenza. Però l'impiegato comunale insospettito dal fatto che ci fosse un bimbo senza che risultasse alcuna gravidanza per la donna ha segnalato il caso alla Procura. Il risultato per il momento è che il bimbo dopo un anno e mezzo di vita in famiglia è stato tolto alla coppia ed affidato ad una struttura protetta. Casi analoghi erano già successi ma nelle more del processo il bimbo non era mai stato tolto ai genitori. Ora invece a questa coppia è stato proibito di vedere il piccolo e il processo inizierà soltanto a gennaio. Non solo. L'esame genetico ha evidenziato che non soltanto la donna non è la madre naturale ma pure la paternità è in dubbio (il che francamente non stupisce se davvero il seme è stato inviato per posta ndr). Insomma la coppia sarebbe stata pure truffata dalla clinica che non avrebbe usato il seme dell'uomo. L'avvocato della coppia, Giovanni Passoni, osserva che ci si trova di fronte ad un caso paradossale. «Questa coppia è stata gravemente danneggiata -afferma il legale- La clinica non ha agito in modo corretto e ora i miei assistiti dopo aver subito una truffa sono accusati di un grave reato». Non sarà facile decidere per il giudice penale cremonese Pierpaolo Beluzzi cui è affidato il caso. Anche se la legislazione è chiara e non ammette in alcun caso l'utero in affitto proprio pochi mesi fa un caso analogo si è concluso con l'assoluzione della coppia. Due triestini piuttosto anziani, 67 anni lei, quasi 60 lui, avevano seguito lo stesso cammino della coppia cremasca: viaggio in Ucraina, affitto dell'utero e conseguente nascita di due gemelli.
Anche in questo caso è stato l'ufficio dell'anagrafe al momento della registrazione ad insospettirsi. Impossibile che una donna di 67 anni avesse partorito 2 gemelli. La vicenda però si è conclusa nel giugno scorso con un lieto fine per la coppia. Il giudice del Tribunale di Trieste infatti li ha sollevati dall'accusa di aver falsificato lo stato civile perché in Ucraina dove era avvenuta la nascita non c'era stata alcuna falsificazione. Dato che quel paese ammette la maternità surrogata il certificato prodotto da quello Stato è stato ritenuto assolutamente regolare e il nostro stato si limita a registrarlo.
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