Tommaso Foti: "Il governo difende i confini nazionali, è quello che gli elettori ci hanno chiesto. L'Italia non è l'hub per il nord Africa"

Il capogruppo di Fdi: "Surreale essere definiti disumani dopo aver accolto 88mila immigrati. Non possiamo essere gli unici a farci carico del problema"

Tommaso Foti: "Il governo difende i confini nazionali, è quello che gli elettori ci hanno chiesto. L'Italia non è l'hub per il nord Africa"

«Abbiamo preso un impegno con gli elettori e non lo tradiremo». Tommaso Foti è da pochi giorni capogruppo di FdI alla Camera e ieri in aula ha esposto la posizione del suo partito sulla questione migranti durante l'informativa di Matteo Piantedosi.

Presidente Foti, l'Italia si trova ancora una volta a fronteggiare l'antica abitudine di molti Paesi di predicare solidarietà senza praticarla. Quale segnale arriva dall'informativa del ministro Piantedosi?

«Penso sia una delle prime volte che un ministro non parla in burocratese. C'è un punto per noi ineludibile: la maggioranza di destra-centro ha avuto un preciso mandato. Gli elettori ci hanno detto che i confini vanno difesi, quello che è emerso è che il governo non tradirà questa aspettativa e la parola data».

Cosa risponde a chi accusa l'Italia di disumanità?

«Abbiamo assistito a un doppio attacco: da fuori confine e dalle quinte colonne all'interno dei nostri confini. Essere definiti disumani dopo aver accolto 88.100 immigrati da inizio anno è più che surreale. Bisogna far capire che non possiamo diventare l'hub di tutti i migranti in arrivo dal Nord Africa. I fatti dimostrano che più della metà sono migranti economici, non possiamo essere gli unici a farcene carico».

Cosa chiederete all'Europa?

«C'è un concetto di solidarietà un po' strano. In teoria è stato approvato un meccanismo di redistribuzione, ma degli 88mila sbarcati ne sono stati accolti 112 in tutto. Oltretutto chi viene a farci la lezione cavalca una interpretazione scorretta del diritto marittimo. La presidente dell'Associazione Italiana di Diritto Marittimo ha sottolineato che il cosiddetto Pos, Place of safety, significa Luogo di Sicurezza e non Porto di Sicurezza e può anche essere la nave che presta soccorso. Nel momento in cui si conclude il salvataggio, cessa lo stato di pericolo e l'obbligo del soccorso. L'azione del governo italiano deve far sì che l'immigrazione torni al centro dell'agenda europea esattamente come la crisi energetica».

Germania e Francia, però, sottolineano che accolgono un maggiore numero di richieste d'asilo rispetto all'Italia.

«È un discorso anomalo in sé, ma loro sono i primi a saperlo. È evidente che se accogli un maggior numero di richiedenti asilo ma gli altri hanno sul groppone tutti i migranti economici la situazione è enormemente sperequata in partenza. Oltretutto l'Italia deve fare i conti con il problema della dorsale balcanica, il Friuli sta diventando una polveriera. Non si vuole drammatizzare, ma dire che l'Italia è sotto assedio non è lontano dalla realtà. L'Europa deve realizzare degli hub sul terreno africano per stabilire chi ha diritto e chi non ha diritto a entrare».

È possibile irrogare sanzioni amministrative invece che penali alle Ong?

«Penso sia la strada più efficace e immediata perché consentirà di arrivare alla confisca delle navi».

Cosa pensa della crisi nei rapporti Italia-Francia?

«La Francia ha fatto una mossa di politica interna nel tentativo di buttare la croce sull'Italia, ma se guardi ai

pattugliamenti a Ventimiglia è difficile dire che siano meno rigorosi di noi. Ognuno deve difendere i propri confini. L'Europa deve entrare nell'ordine di idee che entra chi ha diritto e resta fuori chi non ne ha diritto».

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