Trattative segrete sulle riforme Ecco i nodi su giustizia e Senato

Il partito di Renzi dialoga col M5S su corruzione e prescrizione e apre a Berlusconi. Spunta l'ipotesi presidenzialismo per sbloccare l'impasse su palazzo Madama

Trattative segrete sulle riforme Ecco i nodi su giustizia e Senato

Anche Lorenzo Guerini, braccio destro di Matteo Renzi, ammette che «l'incontro è possibile», al punto che in molti indicano come data probabile martedì prossimo. Eppure il summit tra il premier e Silvio Berlusconi per rinegoziare il patto del Nazareno sulle riforme, nell'agenda del leader di Forza Italia non c'è mai stato e al momento ancora non c'è. E non si tratta solo di far combaciare gli impegni del presidente del Consiglio con le giornate in cui l'ex premier può essere a Roma, ma di stabilire i contenuti del nuovo accordo. Anche perché, spiega un big azzurro, «se Berlusconi si siede a un tavolo a questo punto è solo per suggellare un'intesa». E lo stesso dicono nella cerchia ristretta di Renzi, visto che «Matteo non ha intenzione di fare un terzo faccia a faccia con Berlusconi per portare a casa un nulla di fatto». Su entrambi i fronti, insomma, si sente l'esigenza di trovare un punto d'incontro e chiudere.
Lo ha detto chiaro e tondo il leader di Forza Italia a Denis Verdini: «Dobbiamo ottenere alcune modifiche ed insistere sul semipresidenzialismo, ma è chiaro che sulle riforme non possiamo rompere». Ragionamento che resta valido anche dopo la bufera che ha investito il Pd, con la rimozione di Corradino Mineo dagli Affari costituzionali del Senato e l'autosospensione di tredici senatori democrat. Perché se è vero quel che dice il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani, convinto che «con la nascita del gruppo di autosospesi del Pd, Forza Italia è ancora più determinante», potrebbe non aver torto neanche il pd Ernesto Carbone quando dice che i dissidenti «rientreranno entro quattro giorni». Così non fosse, peraltro, non farebbe troppa fatica Renzi a trovare soccorso, magari tra i grillini del M5S per non parlare di tutta la zona grigia tra Forza Italia, Ncd e Udc (molto sensibile all'eventuale minaccia di elezioni anticipate). D'altra parte, che ci siano contatti in corso tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando e i parlamentari di Beppe Grillo non è un mistero. Un dialogo che ha sul tavolo proprio l'anticorruzione, l'inasprimento del falso in bilancio e l'allungamento dei tempi per la prescrizione.
Tutti temi, questi, cari per ovvie ragioni anche a un Berlusconi che vuole evitare una stretta che abbia il solo obiettivo di mettere l'acceleratore ai procedimenti giudiziari che lo riguardano. Ecco perché nella trattativa con Renzi è probabile che la materia sia oggetto di un confronto nonostante sul tavolo ci siano tecnicamente solo le riforme costituzionali. Due in particolare: rifondazione del Senato e riscrittura del Titolo V, uniche riforme già incardinate in commissioni Affari costituzionali del Senato.
Detto questo, non è affatto escluso che Berlusconi cerchi di portare a casa un'apertura sul semipresidenzialismo (ieri ha annunciato che Forza Italia presenterà un referendum per l'elezione diretta del capo dello Stato), che nonostante le perplessità manifestate a Renzi non sembra dispiacere troppo all'ex sindaco di Firenze, sensibile a qualunque forma di elezione diretta. Il ministro Maria Elena Boschi, incontrando qualche giorno fa Romani, ha lasciato intendere che la questione non è all'ordine del giorno e che su questo non ha avuto alcun mandato dal premier. Ma dall'entourage di Renzi si lascia intendere che un'apertura potrebbe esserci. Ecco perché Berlusconi vuole vedere cosa dirà oggi il presidente del Consiglio intervenendo all'assemblea nazionale del Pd, visto che lo stesso Guerini ieri confermava che «Renzi parlerà anche di riforme». Vediamo, dunque, se ci sarà un'apertura a Berlusconi. Che nell'attesa manda avanti il suo consigliere politico Giovanni Toti. L'eurodeputato sa bene che la trattativa è in corso, ma pubblicamente tira il freno a mano. «Il patto del Nazareno esiste già», dice da Napoli. E ancora: «Ora c'è un progetto in discussione al Senato, vediamo cosa propone il governo e quali emendamenti ci sono».
Palla a Renzi, insomma.

In attesa di vedere cosa farà il premier non solo sull'abolizione del Senato («non può essere un dopolavoro per sindaci rossi»), ma pure sul semipresidenzialismo e sulla riforma della Giustizia su cui sta lavorando Orlando. Solo fatta chiarezza su questi punti si metterà in agenda l'atteso faccia a faccia.

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