Il Trota dei padani che sguazza con papà fra auto, calcio e pupe

L’erede del Senatùr partecipa ai vertici chiave della politica ed è già consigliere regionale. Ma è un eterno studente che ama la bella vita

Il Trota dei padani che sguazza con papà fra auto, calcio e pupe

Nella scheda biografica del suo sito personale, alla voce «professione», c’è ancora scritto «studente». Sì, ma dove studia esattamente Renzo Bossi? Mistero. «Faccio Economia, ma non dico in quale università sennò mi ritrovo quelli di Striscia in facoltà a rompere le scatole», spiegò una volta la Trota (o il Trota). In realtà, in quell’ampolla piena di sostanze velenose che è ormai la Lega, circola una versione (o leggenda malevola?) secondo cui il misterioso ateneo sarebbe stato scelto da un esperto nel ramo lauree facili, Francesco Belsito, ex tesoriere, pluri-indagato e «laureato» a Malta (ma ne ha anche una presa a Londra...). Ma almeno il diploma, strappato con grande difficoltà dopo tre bocciature, quello si sa dove l’ha preso il Trota? No, mistero anche quello (e anche lì i veleni ci vedono la manina di Belsito, esperto anche nel ramo diplomi di cortesia, lui che è diplomato perito a Napoli, in una scuola che non esiste più e senza riscontri nei registri).

Renzo sul sito poteva scrivere «politico» e avrebbe detto il vero, perché ormai è quella la sua professione, da consigliere regionale e Responsabile Media (nel senso di tv, radio e giornale) della Lega, sempre sotto l’ala protettiva di papà e mamma che hanno disegnato da tempo per lui un futuro da leader. Primogenito dei tre figli della Marrone, Renzo è il predestinato al trono di Via Bellerio, poiché il Bossi più grande, cioè Riccardo (33 anni), non ha mostrato alcuna propensione alla politica ma solo ai rally e ai reality (quando annunciò di voler fare il naufrago all’Isola dei famosi, papà Umberto lo fulminò con un «lo prendo a calci in culo», e lui cambiò idea). Quindi il vero Bossi jr, malgrado siano quattro, è il Trota, che Bossi senior si porta dietro fin da quando era un girino, per apprendere il mestiere. Ha circa otto anni quando si manifesta sotto il palco di Pontida urlando «Padania libera!» e «Bossi, Bossi, Bossi!», come se non fosse Bossi anche lui. La prima vera uscita pubblica è però un anno dopo la malattia che colpì il padre nel 2004: Renzo si affaccia alla finestra della casa di Carlo Cattaneo a Lugano, accanto a Umberto, anche lì urlando un «Padania libera». Da lì in poi inizia ad accompagnare il padre in tutti i comizi, alle manifestazioni tipo Miss Padania, a Ponte di Legno per Ferragosto, alla festa dei popoli a Venezia, alla cerimonia per la raccolta dell’acqua alla fonte del Po sul Monviso, ovunque. Con la Lega di nuovo al governo e il papà ministro, Renzo sbarca a Roma. «Bella, città unica» è il primo commento. «Davvero bello» è anche il Quirinale, che visita quando il padre giura da ministro. E già rilascia dichiarazioni alla stampa, da quasi politico: «Venendo qui al Quirinale coi miei fratelli, il tassista ci ha incoraggiato dicendoci “mi raccomando, impegnatevi contro i clandestini!”».

A Roma ladrona Renzo (che nel 2008 viene bocciato nuovamente all’esame di maturità presso il Collegio arcivescovile Bentivoglio di Tradate) partecipa alle riunioni dei capi leghisti col premier Berlusconi, ai vertici economici col ministro dell’Economia Tremonti, a quelli sulla riforma della giustizia a Palazzo Grazioli, insomma ai più alti consessi del governo. «A me non frega nulla di Roma, mi interessa il territorio - spiega alle agenzie il figlio del Capo - a Roma vado per conoscere le leggi e poi spiegarle sul territorio». E l’impegno viene ricambiato con due nomine: segretario generale della Nazionale di calcio padana e vice presidente di Padania sport.

In effetti più dell’economia studiata in qualche università (ma sicuramente meno della politica e dei decreti attuativi del federalismo fiscale), sembra lo appassionino altre cose: il calcio, appunto, le belle auto e le belle sventole, specie bionde (fenotipi padani). Grazie ai 12mila euro di stipendio da consigliere della Regione Lombardia (secondo i pm, anche grazie ad altri afflussi di denaro leghista), Renzo Bossi gira tra Milano e Gemonio con un vistoso Suv Audi, ha in uso anche una Bmw X5, mentre con l’amico Valerio Merola (detto Merolone per certe qualità anatomiche) è stato visto girare per discoteche su una Lamborghini. Motori e quindi donne, le pupe non secchione della tv.

Prima la conturbante bionda Eliana Cartella (che l’ha mollato per Balotelli: «Renzo è romantico, ma lui è bello»), quindi la bionda Elena Morali, poi una certa Stefania, per far colpo sulla quale il romanticone Renzo prenotò un intero ristorante di sushi a Milano, stile De Niro. C’era una volta in Padania.

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