Il Re della tv e il Re della rete. Il Leader più generalista e il Ribelle delle piazze. Il Mattatore di Pane amore e fantasia e lo Sciamano informatico. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Possiamo discutere all'infinito, sottilizzare e acutamente discernere, ma i vincitori di queste apocalittiche elezioni 2013 sono loro. Due eroi romantici. Due figure carismatiche che incarnano una visione del Paese e del futuro. Due capipopolo in possesso di una narrazione, direbbe Vendola. La lunga campagna elettorale è stata la dimostrazione di questa diversità di due contendenti rispetto agli altri. Nell'era della comunicazione, hanno vinto i grandi comunicatori. Più che un giudizio di merito è una semplice constatazione. Tutto da dimostrare che chi domina la campagna elettorale sia anche più attrezzato per agire sugli ingranaggi della macchina amministrativa. I grillini, per esempio, faranno bene a tenersi lontani dalle leve del potere per avere il tempo di capire dove sono atterrati. Non a caso, sempre per esemplificare, alle consultazioni con Napolitano si presenterà il comico fondatore del movimento, anche se non eletto.
Però le cose stanno così: nella «Società dello spettacolo», prevale la rappresentazione sull'organizzazione. E dunque c'è poco da stupirsi. In maniera diversa, ognuno con i propri accenti e punti di forza, Berlusconi e Grillo sono stati protagonisti di altrettanti romanzi con le loro scene madri e i loro punti di svolta. Il Cavaliere ha usato la televisione come il suo habitat naturale. Quando è lì non gioca mai in trasferta, nemmeno da ospite di Santoro e Travaglio. La serata di Servizio pubblico, trampolino di lancio per la sua rimonta, è stata in sostanza l'apertura ufficiale della Telecampagna. Qualche giorno più tardi, in rapida successione, sono arrivate altre due perfette acrobazie elettorali: l'acquisto di Balotelli e l'annuncio della restituzione dell'Imu. Due mosse perfette per entusiasmare i suoi potenziali elettori. A quel punto la narrazione era completa. Il grande sortilegio si era steso sul percorso verso il voto e non a caso, da quel momento, gli avversari hanno dovuto agire di rimessa.
Anche lo Sciamano del M5S ha fatto leva sul romanticismo. Il punto di partenza era stata la nuotata nello Stretto di Messina. Poi è arrivato lo Tsunami Tour, format di un'epica passata per l'Ilva di Taranto o il Sulcis in Sardegna, situazioni evitate come la peste dagli altri leader. Sempre rifugiandosi sul web, usato in modalità anti-televisione come luogo omologante, Grillo ha lanciato il sussidio di cittadinanza. Infine, ha portato centinaia di migliaia di persone a Piazza San Giovanni, luogo simbolico della sinistra.
Con le loro azioni Berlusconi e Grillo hanno marchiato questa campagna elettorale. Hanno bucato la nebbia del politichese e la palude dei compromessi. Hanno scaldato l'opinione pubblica, facendo sentire i cittadini, anche quelli più lontani, parte di una storia. Hanno dimostrato di comprendere meglio la drammaticità quotidiana della crisi per la gente comune.
E dalle altre parti? Alzi la mano chi ricorda un gesto o uno slogan che abbiano segnato gli ultimi 45 giorni di Monti e Bersani. Anzi sì, qualcosa da ricordare c'è, soprattutto del premier tecnico.
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