In tv prove di distensione dopo vent'anni di guerra

Gag e cameratismo tra politici avversari: "Porta a Porta" diventa un salotto spensierato passati gli insulti della campagna elettorale e la grande paura dell'invasione grillina

In tv prove di distensione dopo vent'anni di guerra

Gag, show, cazzeggio, lo studio di Porta a Porta trasformato in una barberia, con rasatura in diretta di Ignazio La Russa. Siamo su Raiuno o a Scherzi a parte? Siamo ad un talk show di approfondimento politico o ad un programma d'intrattenimento? Nell'incertezza, Bruno Vespa incassa il 12 per cento di share (2 milioni 820mila spettatori). Adesso che l'incubo è finito, nella Casa della politica, che non è quella del Grande Fratello in contemporanea su Canale 5, siamo tutti più spensierati, più leggeri, più portati alla battuta. Pericolo scampato, sollievo generalizzato. Rispetto a una settimana fa sembra di stare in un altro pianeta. Da un Porta a Porta all'altro il termometro della politica è completamente cambiato. Prove di distensione dopo una campagna d'insulti, isterie e offese gridate. Lunedì scorso, proprio lì, in quello studio televisivo biancheggiante di plexiglass, correvano brividi di paura. Stridori di ribaltoni, sentori d'insurrezioni e marce su Roma. L'alieno, lo Sciamano, lo spauracchio si era improvvisamente palesato, tentando di ammaliare la platea con la «rabbia buona». Ma la diffidenza non s'era diradata, anzi. L'altra sera, mancava che qualcuno agitasse un magnum di champagne per innaffiare la festa.

A documentare la svolta di queste elezioni europee c'è sicuramente la foto di gruppo della dirigenza Pd nella notte della vittoria. Un evidente cambio generazionale rispetto al recente passato. La certificazione dell'avvenuta rottamazione dei vari D'Alema, Bindi, Bersani. Ma in fondo quell'istantanea rappresenta uno snodo che riguarda un solo partito. La serata di lunedì chez Vespa mostra un cambio di clima di tutto il Palazzo. Renzi ha campo aperto e accelererà il processo delle riforme d'intesa con Berlusconi. Il centrodestra punterà alla riunificazione. Le strade sono segnate. Era da tempo che la politica non mostrava un volto così spensierato. La tensione degli ultimi giorni di comizi nelle piazze e in tv si è sciolta in un campionario di leggerezze. Giorgia Meloni fa gli occhi dolci e sbatte le palpebre al conduttore per evitare domande cattive, salvo scaricare una raffica di «Gennà, famme parlà» appena Gennaro Migliore (Sel) la interrompe. Incalzato da Vespa, Maurizio Lupi non scioglie la riserva sul suo futuro. Opta per Strasburgo o resta nel governo, visto che col 4 per cento superato di poco cinque ministri alfaniani potrebbero essere troppi? «Deciderò, valuterò...», si rifugia in corner, beccandosi un «inguaribile democristiano» dal pulpito del padrone di casa. Dopo una mezz'ora di rispettoso silenzio Matteo Salvini non ne può più e chiede di tranquillizzare casa sul suo stato di salute: dite a mia moglie che si starà preoccupando che sono qui e sto bene... Vespa interroga uno a uno i direttori dei quotidiani collegati, dal Messaggero al Corriere, dal Fatto quotidiano al Giornale, dal Sole 24 Ore al Quotidiano nazionale, facendosi leggere il titolo d'apertura.

Poi si sposta da una parte all'altra dello studio, dove due panche circolari hanno sostituito le poltroncine di pelle bianca. Si siede prima tra la Meloni e Migliore, poi tra Lorenzo Guerini e Lupi che s'improvvisa conduttore. Ma il pezzo forte della serata è la sorpresa annunciata prima del break pubblicitario e palesatasi subito dopo con l'ingresso di La Russa. Qualche mese fa aveva scommesso che, in caso di non raggiungimento della soglia del 4 per cento di Fratelli d'Italia si sarebbe tagliato la barba. Ora Carmine lo attende, il pennello sparge la schiuma, il rasoio è affilato. «Com'è ringiovanito La Russa...», osserva qualcuno. «L'ho fatto per accontentare mio figlio di dodici anni, non per voi», sibila lui.

Di sicuro è meno mefistofelico. Dopo il risotto di D'Alema, il tennis di Giuliano Amato con Pietrangeli, ecco la rasatura di La Russa: siamo a Porta a Porta, terza Camera del Parlamento. E Grillo può prendersi un altro maalox.

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