Il canone Rai per abbassare il deficit

La Rai non riceverà più per intero il canone pagato dai telespettatori. O meglio, loro lo continueranno a pagare per intero. Sarà lo Stato che non girerà più all'azienda pubblica l'intero gettito del canone. Tratterrà, come strumento di riduzione del deficit, il 5%.
Si tratta di 80 milioni che Viale Mazzini lascerà sull'altare del rigore finanziario. Il ragionamento che ha fatto breccia al ministero dell'Economia è stato il seguente: il canone è un'imposta. Quindi, va all'Erario. Invece di girarlo per intero all'azienda radiotelevisiva, il Fisco lo girerà al 95%. E tratterà il canone per quello che è realmente: un'imposta erariale, destinata allo Stato.
La scelta è stata favorita anche dalla circostanza che l'attuale presidente della Rai è Annamaria Tarantola, per lungo tempo collega di Fabrizio Saccomanni in Banca d'Italia.
È assai probabile che, una volta pubblicata, la legge di Stabilità possa riservare altre sorprese come questa.
Come, per esempio, l'introduzione di un ulteriore rinvio del pagamento della liquidazione degli statali. Il Tfr (trattamento di fine rapporto) oggi viene rateizzato e liquidato dopo sei mesi dall'andata a riposo del dipendente pubblico. Nella legge di Stabilità sarebbe stato inserito un ulteriore rinvio, oltre i sei mesi già previsti; sembra di altri tre mesi.
Non solo. Viene anche introdotto un tetto ai trattamenti economici ai dirigenti pubblici, con una limitazione dei livelli salariali per l'alta dirigenza (come i capi dipartimento), al di sotto dei 303mila euro previsti dalla legge.


Sempre per restare in tema, insieme ai rinnovi contrattuali verranno bloccati i passaggi di carriera nel pubblico impiego; e quelli che verranno effettuati, saranno senza aumenti salariali.
In più, il testo entrato ieri sera nel consiglio dei ministri prevedeva anche un ulteriore rallentamento l'evoluzione e sviluppi di carriera degli appartenenti alle Forze armate.

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