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"Uccisi perché italiani", "Erano antifascisti". Poi la Meloni gela l'Anpi così

Il presidente Meloni ricorda l'eccidio delle Fosse Ardeatine: "335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani". Ma la sinistra ha da ridire: "Erano partigiani". La replica: "Gli antifascisti non sono italiani?"

"Uccisi perché italiani", "Erano antifascisti". Poi la Meloni gela l'Anpi così

Ricorre oggi il 79esimo anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine: il 24 marzo 1944 vennero uccisi 335 civili italiani dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella. L'alto numero di vittime e le tragiche circostanze contribuirono a renderlo l'evento-simbolo della durezza dell'occupazione tedesca di Roma. Giorgia Meloni ha voluto ricordare la vicenda, onorando così le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine che 79 anni fa vennero "barbaramente trucidate". Ma la sinistra ha avuto da ridire e ha fatto scoppiare l'ennesima polemica.

Il presidente del Consiglio nel suo comunicato diramato ha annotato con grande tristezza che la strage ha segnato "una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale" visto che 335 italiani innocenti furono "massacrati solo perché italiani". Da qui l'invito - rivolto a istituzioni, scuola e mondo dell'informazione - a tramandare il ricordo dei martiti e a portare avanti il racconto ai giovani di quanto accadde il 24 marzo 1944: "La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno".

La polemica di Anpi e sinistra

La nota di Giorgia Meloni ha fatto immediatamente scattare l'immancabile polemica dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, che si è affrettata a scagliarsi contro il passaggio del presidente del Consiglio in riferimento al fatto di essere italiani come causa della tragedia. L'Anpi ha voluto precisare che "furono scelti in base a una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli oppositori politici, gli ebrei".

Chiara Braga, deputata del Partito democratico, ha affidato al proprio profilo Twitter una sottolineatura ritenuta doverosa: le 335 persone non furono uccise in quanto italiane "ma perché partigiani, politici, ebrei, dissidenti, insieme a tante donne e uomini liberi". "335 martiri in una cava poco lontano dalle case. La notte più buia della violenza nazifascista", ha aggiunto.

Non poteva esentarsi dal contrasto anche Nicola Fratoianni, che ha voluto ribattere alla presa di posizione del capo del governo. "No presidente Meloni. 335 persone non furono trucidate dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine solo perché erano italiani. Perché erano italiani ed antifascisti, ebrei, partigiani. Un giorno o l'altro riuscirà a scrivere quella parola? Antifascista", ha scritto sui suoi canali social il segretario nazionale di Sinistra italiana.

La replica di Meloni

Il presidente del Consiglio, rispondendo alle domande dei giornalisti a Bruxelles in occasione del vertice Ue, ha respinto le critiche sollevate per la dichiarazione con cui ha ricordato le vittime. Ha rivendicato l'utilizzo del termine "italiani" e ha spiegato: "Li ho definiti italiani. Perché, gli antifascisti non sono italiani? Mi pare sia onnicomprensivo".

Tra gli altri esponenti dell'esecutivo anche Giuseppe Valditara si è unito al ricordo delle vittime della strage delle Fosse Ardeatine.

Il ministro dell'Istruzione e del Merito ha messo l'accento sull'importanza di iniziare dalle scuole "la condanna del totalitarismo e della barbarie nazifascista, ricordando ciò che è stato e insegnando la cultura del rispetto verso ogni persona, come suggerisce la Costituzione".

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