Roma - La ciliegina sulla torta fiscale, che gli italiani incominceranno a trangugiare già questo mese di marzo, è arrivata ieri dalla Camera: le imposte sulla produzione di birra e alcolici aumenteranno. Il provvedimento, deciso dalla Commissione Industria per garantire 100 milioni di incassi e finanziare l’assunzione di 10mila precari della scuola, prevedeva che altri 250 milioni (per la regolarizzazione ne servono 350) arrivassero da lotto e lotterie. Ma in serata oltre al danno è arrivata la beffa: la Commissione Bilancio ha bloccato l’emendamento che prevedeva appunto l’assunzione degli insegnanti di sostegno. Oggi il testo finale del dl Semplificazioni arriva alla Camera, dove già domani il governo potrebbe porre la fiducia.
Spiccioli, certo. Ma che sommati a tutti gli aggravi fiscali previsti dalla manovra «Salva Italia», fanno cifre pesanti. La sola addizionale regionale Irpef, il cui conguaglio 2011 sarà trattenuto a marzo nelle buste paga, costerà alla famiglia in media 371 euro. E con la stessa busta paga di marzo si pagherà l’acconto del 30% dell’addizionale comunale che, complessivamente, varrà fra i 130 e i 177 euro a testa. Si calcola che le addizionali sottrarranno 608 euro al bilancio della famiglia media. È dunque questo il mese dello scontento. I primi aggravi fiscali sono incominciati da gennaio, coi bolli sui prodotti finanziari, il rincaro delle accise sui carburanti, l’aumento del canone Rai.
Ma è marzo il mese in cui i contribuenti incominceranno a sentire gli effetti della stangata, con il conguaglio dell’addizionale regionale 2011 e con l’anticipo dell’addizionale comunale. L’aliquota regionale è ormai all’1,23%. Sono oltre 300 i Comuni che hanno aumentato l’addizionale locale, e le sorprese non sono finite visto che le amministrazioni hanno tempo per decidere i rincari fino al 30 giugno. I lavoratori autonomi e i professionisti verseranno le addizionali in giugno, con la dichiarazione dei redditi.
E proprio in giugno si pagherà pagheranno la prima rata della nuova Imu, che sostituisce la vecchia Ici: riguarda anche la prima casa, e si calcola sulle rendite catastali rivalutate del 60%. Le aliquote sono del 4 per mille sulla prima e del 7,6 per mille su seconde e terze case. L’aggravio per la famiglia media è calcolato in poco meno di un centinaio di euro, con punte di oltre 400 euro a Roma e Milano; sulle seconde case le nuove imposte superano la media dei 600 euro, con picchi di oltre 1.200 a Roma e Milano e in alcune località di vacanza. Dalla nuova tassazione degli immobili il governo attende un gettito superiore agli 11 miliardi. Si pagherà anche l’imposta sulle abitazioni possedute all’estero. Anche le imprese sono sul chi vive.
Il decreto fiscale, che deve ancora essere approvato in parlamento, prevede lo sblocco di una serie di tasse comunali, provinciali e regionali. È in particolare l’Irap a forte rischio di rincaro. Secondo i calcoli dell’associazione artigiani Cgia di Mestre, la stangata potrebbe risultare pari a 3,5 miliardi di euro nell’ipotesi che le Regioni autorizzate (tutte tranne Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia che hanno già portato l’aliquota al massimo per contenere il deficit della sanità) portino al massimo l’aliquota. Lo sblocco delle tasse locali riguarderà anche il bollo auto, l’addizionale regionale sul gas metano, i tributi ambientali provinciali, l’imposta di pubblicità, l’imposta sull’occupazione degli spazi pubblici, e via così.
In attesa della nuova imposta sui servizi comunali e sui rifiuti (Tares), i Comuni hanno mano libera sulla vecchia Tarsu, che potrà rincarare anche quest’anno. Va poi aggiunta il tributo ambientale provinciale, con un’aliquota che da quest’anno potrà aumentare liberamente.
Il risultato di questa raffica di aumenti di tasse e balzelli è che quest’anno si raggiungerà il record storico della pressione fiscale nel nostro Paese. Verrà infatti superata l’asticella del 45% del Pil, contro il 42,5% del 2011. Nel 1980 la pressione fiscale era pari al 31,4%, dunque è aumentata da allora di quasi quattordici punti.
Siamo, e saremo ancor più quest’anno, fra i cittadini più tartassati d’Europa. E all’orizzonte autunnale si profila il temutissimo aumento dell’Iva di due punti percentuali: l’aliquota ordinaria, già portata al 21% l’anno scorso, passerebbe al 23%, provocando un forte aumento dei prezzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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