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"Unità del Pd a rischio". Dem in tilt sui nuovi capigruppo

Tensione alle stelle tra i dem per l'elezioni dei nuovi capigruppo di Camera e Senato. I fedelissimi della Schlein vorrebbero designarli entrambi, Bonaccini ne rivendica almeno uno

"Unità del Pd a rischio". Dem in tilt sui nuovi capigruppo

"In gioco c'è l'unità del Pd". A sussurrarlo è chi, tra i dem, ha piena contezza dell'equilibrio precario sul quale si sta consumando l'ultimo traccheggio piddino. Nel partito guidato da Elly Schlein, infatti, ora le tensioni stanno riguardando la designazione dei nuovi capigruppo di Camera e Senato, momento strategico rispetto al quale l'accordo tra il nuovo segretario e il presidente Stefano Bonaccini è però ben lontano dall'essere raggiunto. Il barbuto governatore di regione, infatti, vorrebbe affidare almeno uno dei due incarichi a un proprio fedelissimo, ma i compagni vicini alla Schlein non sembrano intenzionati a cedere: vogliono l'en plein.

Bonaccini-Schlein, tensioni sui nuovi capigruppo Pd

Pare che i sostenitori della nuova leader non vogliano nemmeno discutere di un'eventuale spartizione interna. "Elly aveva proposto a Stefano la vicesegreteria, ma lui l'ha rifiutata. Avendo preso la presidenza, che di solito è sempre andata alla mozione vincente, non capiamo questo impuntarsi sui capigruppo", ha spiegato all'Ansa una fonte vicina alla Schlein. Ma i bonacciniani sono altrettanto agguerriti: "Non è mai capitato che il segretario abbia preteso i nomi di entrambi i capigruppo". E i nomi in questione, espressi per l'appunto dalla nuova leadership, sono quelli di Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera. Il primo dovrebbe farcela senza fatica a palazzo Madama, mentre a Montecitorio la partita sarebbe ancora aperta, con una situazione di sostanziale parità.

Cinque giorni per tenere unito il partito

Il rischio è che si arrivi a uno strappo nel Pd e che l'esito possa essere affidato all'incognita dello scrutinio segreto. Viste le incertezze - annota l'Ansa - i numeri potrebbero persino consentire alla capogruppo uscente di strappare una riconferma. Ma è prematuro fare previsioni di questo tipo e lanciarsi in fughe in avanti: Bonaccini e Schlein hanno cinque giorni davanti a loro per tentare di tenere unito il partito. Il voto è infatti previsto per martedì mattina, sia a Montecitorio che a palazzo Madama. E il giorno prima, alle 17, si riunirà l'assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato: all'ordine del giorno, proprio la discussione sulla "nuova fase politica". Sarà l'ultima occasione utile per arrivare a due nomi condivisi da tutte le anime del partito.

Gli incontri di Bonaccini e il discorso della Schlein

Mentre Elly Schlein era a Bruxelles, Bonaccini non ha smesso di confrontarsi con i colleghi più rilevanti del partito. Dopo il colloquio avuto con Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, capigruppo Pd uscenti alla Camera e al Senato, il presidente dem ha convocato per sabato una riunione con i parlamentari che l'hanno sostenuto al congresso. Al centro della discussione ci sarà proprio la scelta dei nuovi capigruppo del partito. Lunedì, probabilmente, Elly Schlein arriverà alla riunione dei parlamentari con un discorso e in quel momento detterà la linea. "Sugli assetti interni ci prendiamo questi giorni per proseguire un confronto assolutamente sereno e faremo insieme le valutazioni", ha spiegato la leader da Bruxelles.

Ma a Roma, dalle parti del Nazareno, pare che il clima fosse tutt'altro che disteso.

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